Grazie all’impegno e al lavoro di una giovane restauratrice chiaramontana, Silvia Bracchitta, la pala d’altare “Anime Purganti” attribuita a Gaetano Mercurio è tornata al suo antico splendore. E proprio ieri sera, in occasione dei festeggiamenti in onore di Maria SS. di Gulfi, il lavoro svolto da Silvia Bracchitta è stato ufficialmente presentato alla comunità e la pala d’altare è stata svelata ai fedeli. Un anno. Un intero anno della vita di Silvia Bracchitta è stato dedicato al restauro dell’opera. I lavori, infatti, sono iniziati a marzo 2014 e terminati ad aprile 2015. Il tutto, effettuato a titolo gratuito.
Un dono, dunque, quello che la giovane restauratrice, che vanta già un curriculum di tutto rispetto, ha offerto alla comunità chiaramontana. Il valore del suo lavoro, infatti, se fosse stato retribuito si aggirerebbe intorno ai 20 mila euro. La serata di ieri è stata suddivisa in due momenti: il primo dedicato alla presentazione dell’opera, il secondo all’intrattenimento musicale a cura del gruppo “Musica e magia” di Damiano Scollo. Ma andiamo con ordine.
Insieme a Silvia Bracchitta, hanno partecipato alla presentazione dell’opera il sindaco Vito Fornaro, lo storico Giuseppe Cultrera, il parroco Salvatore Vaccaro e Don Giuseppe Antoci, responsabile beni culturali della diocesi di Ragusa. Ha presentato la serata Vito Cultrera. Silvia Bracchitta con grandissima professionalità e precisione, ha presentato tramite supporto informatico, tutte le fasi del suo lavoro ai presenti e ha anche spiegato i motivi che l’hanno spinta a cimentarsi in questa titanica avventura: “Il mio non è un mestiere semplice. Diciamo che è stato un modo per far si che la gente mi conoscesse. Naturalmente, sono sempre stata supportata dalla mia famiglia”.
La restauratrice spiega minuziosamente tutti gli interventi effettuati: la tela, infatti, era instabile e questa è stata una delle difficoltà più grandi da affrontare. Il colore era sbiadito a causa della polvere accumulata e della sporcizia. Inoltre, era stato effettuato precedentemente un intervento di pulitura che aveva ulteriormente compromesso i colori originali dell’opera. Infine, il dipinto presentava parecchie scodelle e crettature, causate dagli sbalzi di temperatura. La prima fase effettuata dalla professionista è stata quella della pulitura per cercare di recuperare i colori originali del dipinto e renderli contemporaneamente impermeabili all’umidità grazie alle tecniche del restauro.
Silvia Bracchitta spiega di aver usato le tempere e non i colori ad olio che avrebbero ricoperto il disegno originale: il suo è stato infatti un lavoro certosino di tecnica di integrazione cromatica. Questa operazione, infatti, ha dilatato notevolmente i tempi per il restauro ma è servita a non tradire il dipinto originale, proprio come vuole l’etica del buon restauratore. Un lavoro molto simile è stato effettuato anche sulla cornice, anch’essa ritornata al suo antico splendore. Lo storico Giuseppe Cultrera, intervenuto a fianco della restauratrice, ha spiegato un po’ la storia del dipinto: “La commissione di questi quadri avvenne fra il 1785 e il 1795, quando si decise di dare alla chiesa un aspetto barocco. I dipinti (in tutto cinque), sono attribuiti a Gaetano Mercurio. Ma Mercurio è morto nel 1790, mentre i dipinti sono arrivati qui nel 1795. Probabilmente, si tratta della sua bottega ma è difficile in questi casi attribuire una mano certa. Sicuramente, i figli di Mercurio hanno portato a termine il dipinto e non escludiamo che Gaetano Mercurio possa averlo disegnato”.
Don Antoci, invece, spiega proprio il significato del dipinto: “Questo quadro rappresenta la celebrazione di una messa: sulla destra, la raffigurazione di ciò che noi vediamo, in alto a sinistra, ciò che non vediamo ma a cui crediamo per fede. Si tratta, dunque, di una messa in suffragio dei defunti. Durante il rito tridentino, il momento più importante avveniva quando il sacerdote innalzava l’ostia. In questo quadro, un angelo raccoglie in un calice il sangue che sgorga dal crocifisso e cosparge le anime purganti. Successivamente, una volta “purificate”, le anime vengono presentate a Dio dalla Madonna”.
Padre Vaccaro, infine, dichiara: “E’ da novembre che seguo questi lavori e ho visto con quanta cura e attenzione Silvia ha lavorato. Silvia ha regalato alla nostra comunità qualcosa come 20 mila euro. Noi abbiamo la grande responsabilità di contribuire affinchè lei possa lavorare qui a Chiaramonte. Abbiamo tanti dipinti da far restaurare. Mettiamoci assieme e facciamola lavorare”.
Subito dopo la presentazione, la pala d’altare (che si trova sulla navata sinistra), è stato svelato e presentato alla comunità. Subito dopo questa prima parte della serata (che, ricordiamo, era dedicata ai mugnai e ai panificatori), un inedito gruppo “Musica e Magia”, ha intrattenuto i presenti con un concerto denominato “Una nota d’amore per Maria”.
Il gruppo è composto da Damiano Scollo (sax), Giovanni Sciacco (tastiere) e Virginia Renda (Voce). Il trio ha dimostrato grande versatilità, in quanto è noto al grande pubblico principalmente per intrattenimento e momenti di ballo. Invece, ieri sera ha offerto uno spettacolo affascinante, grazie anche alla bellissima voce di Virginia Renda, e ha proposto brani della tradizione musicale sacra tratti principalmente dal repertorio classico, come le Ave Maria di Gounoud e Schubert, il Panis Angelicus e la Vergine degli Angeli di Verdi, oltre a brani di Frisina e Squeri. Inoltre, il gruppo ha eseguito l’Ave Maria tratta dall’opera Maria SS. di Gulfi, nota comunemente come “La Greca”. Fuori dalla chiesa, i mugnai e i panificatori hanno offerto il frutto delle loro maestranze: il pane.