Qualcuno potrebbe storcere il naso. E dire che, a giochi chiusi, è sin troppo facile parlare di quello che si sarebbe fatto. Ma l’imprenditore catanese Franco Proto (nella foto), ormai abbandonata definitivamente l’idea di fare calcio a Ragusa, ha voluto comunque salutare i tifosi comunicando i propri programmi. “Il Ragusa, nella stagione 2015/16, avrebbe partecipato al campionato di Eccellenza” che rilancia e confessa che nel programma era anche contenuta una promessa ai tifosi: l’approdo nel giro di tre stagioni alla serie D e la possibilità di tornare in futuro fra i professionisti, sotto la guida di Marcello Pitino.
“Il tutto – prosegue – anche grazie ad una cura costante del settore giovanile, e con giocatori del territorio. Un progetto di cui si poteva andare fieri, che si poggiava su solide fondamenta di politica sportiva. Quella politica sportiva che ha tanto fatto spaventare il sindaco e un’amministrazione che si è rivelata inadeguata ad assecondare una visione moderna di società sportiva. L’ho fatto in tv, lo ribadisco ancora. Non avevo nessuna mira politica, ma solo quella di fare due tipi di donazione. La prima, economica, per il rilancio del Ragusa Calcio; la seconda, di conoscenze e di know how per supportare la svolta. Avevo pensato ad un sindaco entusiasta, capofila di un progetto territoriale e comprensoriale. Mi sbagliavo. Tengo però a spiegare ai tifosi cosa intendo per politica sportiva. Agire sui giovani innanzitutto. Volevo che il Ragusa fosse presente nelle scuole. Avevamo studiato il progetto delle tre S: Sport, Salute, Scuola. Un gruppo di lavoro che sapesse portare gli studenti a riappropriarsi della pratica sportiva. Ricominciare ad avviare i ragazzi al settore giovanile, dove sarebbero stati seguiti da un equipe medico-scientifica di eccellenza. Questa è forse una mira politica? Ma non ci saremmo fermati ai più giovani. Avremmo organizzato convegni e tavole rotonde, sull’educazione sportiva, sulla corretta alimentazione, sull’integrazione. Avremmo invitato grandi personaggi dello sport perché potessero coinvolgere attraverso la loro esperienza. Non avremmo chiesto soldi, questo spero sia ormai evidente a tutti, invece avremmo lavorato per ottenere la gestione dello stadio. Due gli scopi: regalare eventi e divertimento alla cittadinanza, sostenere attraverso questi eventi la solidità economica della nostra società. Invece, l’amministrazione comunale avrebbe voluto solo un magnate disposto a mettere i soldi. Una visione antiquata di politica sportiva. Un ruolo che ero pronto a recitare, ma solo di fronte ad un sostegno del progetto che non è mai arrivato. E’ arrivato invece un disinteresse, anzi direi un rifiuto. Peccato, avremmo potuto raggiungere grandi traguardi e i tifosi avrebbero potuto esserne felici e orgogliosi”.