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Scoperte fatture false per sei milioni di euro tra Vittoria e Acate, sequestrati beni per 1 milione

by Redazione
25 Ottobre 2018
in Politica
Scoperte fatture false per sei milioni di euro tra Vittoria e Acate, sequestrati beni per 1 milione
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I finanzieri del Comando Provinciale di Ragusa, su delega dell’Autorità Giudiziaria e nell’ambito di servizi finalizzati al contrasto dell’evasione fiscale, hanno denunciato 13 soggetti per reati fiscali, riconducibili a 9 società, e sequestrato beni immobili, mobili nonché somme di denaro per un ammontare complessivo pari ad oltre 1 milione e 100 mila euro.

 Da un’attenta analisi delle avanzate banche dati in uso al Corpo, le Fiamme Gialle della Compagnia di Vittoria hanno rilevato delle anomalie in alcune partite iva ricadenti nei territori di Acate e Vittoria, caratterizzate da rapporti commerciali anche con Stati esteri. I settori economici interessati sono la produzione di imballaggi, il trasporto di merci su gomma e il commercio all’ingrosso di ortofrutta, tutte attività cardine dell’indotto del mercato ortofrutticolo di Vittoria.

A seguito di mirati accertamenti, i finanzieri sono riusciti a scoprire dei veri e propri “sistemi” di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (f.o.i.), quantificate in circa 6 milioni di euro, che sono stati ben orchestrati da 7 soggetti che si potrebbero definire “professionisti del crimine fiscale”, le veri menti di questa truffa.

Leitmotiv di queste frodi è stato l’utilizzo strumentale delle cc.dd. “teste di legno”, cioè soggetti prestanome nullatenenti, sfruttati al solo fine di “scaricare” le responsabilità civili e penali scaturenti dal mancato rispetto degli obblighi fiscali su persone fisiche e giuridiche non aggredibili patrimonialmente. Tali società vengono definite “cartiere”, in quanto, assolutamente prive di mezzi e di strutture sia logistiche che operative, non si occupano della movimentazione materiale delle merci, ma solo dell’acquisto e della vendita “di carta”, cioè di fatture false. Dei sei prestanomi individuati, posti quali amministratori formali di altrettante società cartiera, è apparso singolare lo sfruttamento di un’intera famiglia vittoriese, costituita da padre e due figli, i quali si sono apprestati, evidentemente per rilevanti difficoltà economiche, a divenire intestatari fittizi di diverse società.

Tra i sistemi utilizzati al fine di “gonfiare” i costi aziendali e pagare meno imposte all’Erario, le Fiamme Gialle di Vittoria hanno individuato due peculiari modalità evasive:

 

  • una sovrafatturazione fittizia eseguita ad opera di una società di capitali evasore totale, intestata ad un prestanome, assolutamente non in grado di comprendere gli obblighi derivanti dalla gestione di un’impresa commerciale. In particolare, le predette fatture, inerenti la costruzione di un macchinario industriale, ammontavano a circa 900 mila euro, a fronte di una spesa realmente sostenuta di appena 125 mila euro;

 

  • una frode c.d. “carosello”, di seguito sintetizzata:
  • la società fittizia, appositamente creata e intestata ad un soggetto inconsapevole (addirittura detenuto in carcere all’epoca dei fatti), ha acquistato imballaggi in legno senza IVA dalla Bulgaria (che ha venduto in regime di non imponibilità, in quanto trattasi di cessioni comunitarie);

 

  • successivamente, la società cartiera ha rivenduto la merce sottocosto (scorporando l’IVA) all’effettivo destinatario italiano, omettendo tutti i versamenti fiscali. Il “reale acquirente” ha potuto così usufruire della detrazione dell’IVA pagata sull’acquisto dei prodotti e, nel contempo, ha avuto a disposizione beni con un costo ridotto, in quanto ha tramutato parte dello stesso in credito verso l’Erario.

 

Il contrasto al sommerso d’azienda costituisce una linea d’azione fondamentale del Corpo, unica forza di polizia dotata di specifiche competenze professionali nel campo delle investigazioni economico-finanziarie tali da poter affrontare, in maniera trasversale, ogni tipologia di illecito attraverso l’analisi di operazioni aziendali, di flussi finanziari e l’uso degli strumenti previsti dal codice di procedura penale.

 

In particolare, la Guardia di Finanza concentra le proprie risorse nella lotta alle violazioni fiscali più gravi e dannose, che si annidano soprattutto nelle frodi organizzate, nel ricorso a schermi societari di comodo o ad altri fenomeni d’interposizione fittizia per mascherare la titolarità di ricchezze nascoste. Tale orientamento consente di arginare la diffusione dell’illegalità e dell’abusivismo nel sistema economico, a tutela delle imprese e dei professionisti che operano nella piena e completa osservanza della legge e le cui prospettive di sviluppo sul mercato sono seriamente compromesse da chi svolge attività “in nero”.

 

Le attività di aggressione patrimoniale, come nei servizi appena descritti di recente conclusione, sono frutto di un sistematico inoltro all’Autorità Giudiziaria di proposte finalizzate al sequestro dei beni degli indagati per reati tributari, emerse nel corso di specifiche verifiche fiscali. Le stesse, hanno lo scopo preciso di assicurare un effettivo ristoro alle casse erariali, restituendo alla collettività risorse illecitamente sottratte dalle grande evasioni e frodi.

Tags: AcatefalseFattureGdFVittoria

Redazione

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