Circa 85 attività avviate, 132 nuovi posti di lavoro creati, cinque progetti in fase di accompagnamento o di tutoraggio, un milione 406mila euro erogati: sono questi gli ultimi dati aggiornati sul Microcredito per le imprese promosso dalle Diocesi di Ragusa e Noto.
Risorse e impegno che hanno visto protagonisti soprattutto i giovani che hanno investito competenze e passione in vari settori produttivi e dei servizi: il 10% dei progetti hanno riguardato il turismo, un altro 10% l’agricoltura, il 15% i servizi, l’1% l’industria, il 24% l’artigianato, il 40% il commercio.
Le start up in sofferenza sono meno del 10%, un dato incoraggiante rispetto alle medie nazionali.
Lo strumento del Microcredito ha dimostrato di funzionare e oggi anche gli istituti di credito e le misure previste dalle normative europee e dalle leggi finanziarie hanno deciso di puntare su una politica che ha visto la Diocesi di Ragusa tra le prime a percorrere questa strada.
Il Microcredito non è, tra l’altro, l’unico strumento che la Chiesa sta mettendo a disposizione dei giovani per cercare di creare lavoro e occupazione.
Il progetto “Policoro”, la scuola di alta cucina, il progetto “Costruiamo saperi” sono altri tasselli di un impegno che conferma l’attenzione della Chiesa verso i giovani e il territorio.
Accanto a questa attività, c’è anche la vicinanza concreta e reale a chi vive particolari situazioni di difficoltà. A Vittoria, in via Cacciatori del Tevere 8, è attivo da qualche mese il centro ascolto L’Arca (Lavoro, Accoglienza, Responsabilità, Comunità, Ascolto), promosso dall’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro e dal Consiglio pastorale vicariale di Vittoria.
Agricoltura, usura, lavoro, sovraindebitamento, pignoramento delle case sono situazioni a volte anche drammatiche. Il centro ascolto mira a non lasciare da solo chi se sente abbandonato da tutti e a cercare soluzioni che coinvolgano tutti gli attori sociali.
Si tratta di segnali di speranza che non possono però, come hanno sottolineato il vicario generale, don Roberto Asta, e il direttore dell’ufficio per i Problemi sociali e il lavoro, Renato Meli, in un recente convegno sull’imprenditorialità giovanile, colmare quei vuoti generati dalle assenze di un progetto di sviluppo, di un’autentica cultura politica e di iniziative che mettano al centro l’universo giovanile e il lavoro.
A proposito del progetto di sviluppo, non è più rinviabile l’elaborazione di un nuovo modello, lo ha sottolineato Renato Meli, direttore dell’ufficio diocesano per i Problemi sociali e il lavoro in occasione della festa di San Giuseppe Artigiano.
«Solo in questo senso – aggiunge Meli nel documento diffuso in occasione della festività del Primo Maggio – la crisi può essere considerata un’opportunità, una sfida alla quale tutti dobbiamo partecipare come testimoni di speranza del cambiamento».
Questo il documento integrale:
In occasione del Primo Maggio, memoria liturgica di San Giuseppe Artigiano, vogliamo esprimere vicinanza a quanti non hanno lavoro, a tutti i lavoratori, agli imprenditori, agli artigiani e ai commercianti, colpiti dall’attuale crisi economica che ha coinvolto in modo profondo quasi tutti i settori lavorativi del nostro territorio. La Chiesa ragusana è impegnata ad ascoltare chi vive particolari situazioni di difficoltà, soprattutto gli ultimi, i dimenticati.
Agricoltura, usura, lavoro, sovraindebitamento, pignoramento delle prime case sono infatti problematiche molto complesse, nei cui confronti la prima cosa da fare è ascoltare, accompagnare e aiutare, con spirito evangelico, discrezione e senza proclami, persone e famiglie. Tra le iniziative volte ad aiutare concretamente chi cerca un lavoro e a risolvere alcune problematiche sociali, l’Ufficio ha avviato e sostenuto il progetto “Microcredito per l’avvio d’impresa” e il Centro ascolto L’ARCA, inaugurato quest’anno a Vittoria (in via Cacciatori del Tevere, 8).
Riteniamo però non sia procrastinabile l’elaborazione di un “nuovo modello di sviluppo”: solo in questo senso la crisi può essere considerata un’opportunità, una sfida alla quale tutti dobbiamo partecipare come testimoni di speranza del cambiamento.
Non sottovalutiamo, infatti, che l’occupazione è connessa non solo all’andamento dell’economia ma anche agli stili di vita. Ci rivolgiamo dunque anche alle famiglie, oltre che agli imprenditori e agli operatori economici: prepariamo meglio i ragazzi e i giovani alla vita “buona”, rispettosa del Creato, custode delle relazioni, capace di sobrietà, esperta in essenzialità.
Vivere la festa dei lavoratori oggi, ha il significato particolare di «stringersi gli uni agli altri» per ricercare insieme la soluzione dei problemi complessi presenti nel nostro territorio.
Infatti, la solitudine vissuta nei momenti di difficoltà risulta per tutti (imprenditori, lavoratori in mobilità o in cassa integrazione, persone in cerca di lavoro) un ulteriore motivo di scoraggiamento. L’attuale ricorrenza, al di là degli interessi di parte, deve connotarsi di un rinnovato impegno a realizzare le fondamentali dimensioni del lavoro: promuovere la dignità della persona e realizzare il bene comune.
La ricorrenza del Primo maggio ci deve anche stimolare nella ricerca della giustizia riguardo alla distribuzione della ricchezza, non utilizzata per creare lavoro ma per accumulare egoisticamente beni e poteri, spesso fattore divisorio e limitante alla risoluzione dei problemi che richiedono invece il contributo concorde di persone con formazione, cultura e competenze diverse e complementari.
Per realizzare tutto questo è necessario ascoltarsi reciprocamente e la Chiesa ragusana desidera continuare a fare la sua parte nel favorire questo percorso comune.
Ponendoci nell’atteggiamento che scaturisce dalla speranza cristiana fondata su Gesù Risorto invochiamo la Sua protezione su tutti i lavoratori e su quanti sono alla ricerca di un’occupazione.