Avere il mondo tra le dita e lasciarlo risuonare. Far sì che quei suoni, quelle parole diventino arte, speranza, sorriso e realtà.
La piazza di Ragusa Ibla è colma di persone giunte da ogni parte della Sicilia e da alcune regioni di Italia.
Tutti presenti per celebrare nel segno della creatività la Giornata internazionale del Rifugiato. Un progetto curato a Ragusa dalla fondazione San Giovanni Battista in collaborazione con Caritas, Migrantes, Servizio centrale Sprar e Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Due i momenti focali dell’evento con la grande musica d’autore dei Radiodervish che ha infiammato piazza Hodierna. Un ritorno in Sicilia per presentare in anteprima nazionale il nuovo cd “Il Sangre e il Sal”. Dal palco hanno saputo trasformare la vita in note, bussare alle porte del cuore, narrare storie vere, fiabesche ma sempre sublimate in arte.
Il percorso disegnato da Nabil Salameh, Michele Lobaccaro e Alessandro Pipino è speziato di oriente, incrocia stili e linguaggi diversi. Dall’arabo all’italiano, passando per la lingua franca dei porti del Mediterraneo, il Sabir, che caratterizza alcune nuove composizioni del gruppo italo palestinese.
Il pubblico ha ascoltato con devota partecipazione. La voce di Nabil è essa stessa un viaggio, una vibrazione di luce. Le strutture sonore poggiano sulle solide spalle di Michele Lobacccaro, polistrumentista di pregio e sulle magie di Alessandro Pipino che alterna le proprie dita tra tastiere e fisarmonica.
Tra classici e nuovi brani il concerto, compreso dei rituali bis, è filato via come un balsamo che ha in-cantato la piazza regalando a Ragusa un momento culturale di assoluto rilievo.
«Ringraziamo la Fondazione San Giovanni Battista – ha sottolineato Michele Lobaccaro a nome dei Radiodervish – non solo per averci invitato, ma soprattutto per il grande lavoro che ogni giorno svolge a favore di persone, esseri umani in cerca di una concreta speranza di futuro».
La serata si era aperta con la presentazione del libro “Il mondo tra le dita’’.
«Si tratta di un progetto al quale teniamo molto – ha spiegato Renato Meli, presidente della fondazione San Giovanni Battista – e che è riuscito a far produrre oltre cento racconti a vari ragazzi richiedenti o titolari di protezione internazionale presenti nei progetti della rete nazionale Sprar.
Una giuria ha selezionato 13 racconti che noi stessi abbiamo deciso di pubblicare inaugurando una nostra casa editrice. La presenza dei richiedenti asilo e dei migranti costituisce soprattutto un’occasione di crescita e di ricchezza per la società accogliente. È ciò che vogliamo dimostrare attraverso eventi pubblici, ma anche con il lavoro serio e coscienzioso dei nostri tanti generosissimi operatori che quotidianamente lavorano nei nostri centri».
Il volume è illustrato da immagini prodotte da alcuni studenti del liceo artistico “Ferraris” di Ragusa che hanno preso parte ad un progetto di alternanza scuola lavoro.
«Siamo felicissimi – ha detto la di-rigente scolastica Daniela Giovanna Piccitto – perché i nostri ragazzi hanno potuto svolgere un’esperienza formativa di alto livello entrando in relazione diretta con il mondo dei migranti».
La prefazione al libro ha una firma di prestigio. È stata infatti curata dal poeta e scrittore Davide Rondoni. «Questo libro – ha spiegato – rappresenta un caso unico e prezioso. Per la prima volta non si parla di migranti ma sono essi stessi a parlare attraverso la voce delle favole e dell’arte. Credo che, al netto di ogni considerazione politica, sia il sentimento di amicizia la chiave che possa aprire le por-te ad una accoglienza reciproca e costruttiva».
Sul palco si sono succeduti i premiati del concorso. Menzione particolare per il racconto scritto da Momo dello SPRAR di Gubbio dal titolo “L’eredità di Sabally” che ha vinto il primo premio.
Il concerto e la presentazione del libro rientrano nella campagna “WithRefugees” voluta dall’Unhcr.
«Siamo lieti di essere qui a Ragusa – ha confermato Marco Rotunno – ad assistere ad una festa perché ciò dimostra che la presenza dei rifugiati non deve e non può, a ragion veduta, rappresentare motivo di paura e discriminazione».
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