L’ultimo rapporto sulle province italiane redatto dall’Osservatorio dei consulenti del lavoro rileva la nostra provincia in coda alla classifica per stipendi medi con un importo pari ad euro 1070, mentre in testa c’è Bolzano con un importo medio di 1500.
Un dato che, purtroppo non ci stupisce al quale eravamo, in un certo senso, anche preparati. Si tratta un livello di retribuzione molto basso rispetto non solo alle realtà del nord dove è stato rilevato il dato medio più alto, ma anche rispetto al sud e alla Sicilia.
Pur non avendo un riscontro su base statistica circa l’andamento delle retribuzioni, assistiamo giornalmente a fenomeni di irregolarità, sfruttamento e dumping contrattuale il cui risultato si evidenzia anche come dato statistico.
Si è sempre più diffusa negli ultimi anni la tendenza ai part time non reali, alle diverse forme di irregolarità “formali” come ad esempio i giorni di assenza volontaria nelle buste paghe, mente i lavoratori sono a full time ed oltre, e non fanno mai nessun giorno di assenza reale dal posto di lavoro.
Tutto ciò scaturisce da una logica che è quella della contrattazione individuale a ribasso tra datore di lavoro e lavoratore. Si contratta una retribuzione di € 800, 900 per un lavoro full time che spesso supera le ore ordinariamente previste dal contratto collettivo, e di conseguenza si elabora una busta paga dove si riporta il salario reale facendo ricorso ad omissioni ed irregolarità.
Si tratta quindi di sfruttamento diffuso, infatti, il dato dall’Osservatorio noi lo rileviamo empiricamente attraverso l’azione dei nostri uffici vertenze, da dove abbiamo denunciato e posta la questione dei controlli da parte degli organi preposti a partire dall’Ispettorato del lavoro ridotto ormai nelle condizioni di quasi totale inoperatività per le scelte politiche fatte – o non fatte – soprattutto a livello regionale negli ultimi anni.
Ma il dato sulle basse retribuzioni pone anche una questione di carattere contributivo, poiché ad esse corrispondono versamenti previdenziali altrettanto bassi, il che significa mettere in crisi il sistema previdenziale nel presente e nel futuro.
Questo ultimo aspetto chiama in causa anche l’Inps che attraverso i propri organi ispettivi potrebbe avviare attività di controllo partendo dalla verifica sulla veridicità dei part time.
Sarebbe molto utile alle lavoratrici e ai lavoratori costretti a subire condizioni di lavoro sottopagato dettato dalla ricattabilità a cui ci siamo ridotti per via della crisi, della disoccupazione dilagante e soprattutto per l’idea diffusa a livello politico ed istituzionale sulla svalutazione del valore sociale del lavoro.
La Cgil continua la propria battaglia affinché possano funzionare gli organi di controllo e di tutela del lavoro. Ribadiamo la necessità di una presa in carico delle problematiche qui trattate da parte del Governo regionale, che fino ad oggi non risponde alle nostre sollecitazioni confermando l’insensibilità nei confronti di queste gravi situazioni che denigrano la dignità di migliaia di lavoratrici e lavoratori.
Giuseppe Scifo