Passato il bilancio, non si può più cincischiare e occorre occuparsi di cose concrete, ancora prima che sia finita la Fiera Agricola con allegato diluvio di foto, si parte con le cose concrete e veramente utili per la collettività.
L’apertura, si dice prossima, del nuovo ospedale è destinata a catalizzare le attenzioni della popolazione e di conseguenza i politici, o presunti tali, dai più piccoli ai più grandi, stanno riscaldando i motori perché questo sarà l’ospedale di tutti, da Palermo a Catania, da ogni angolo della provincia all’ultimo (per numero di voti) dei consiglieri comunali avranno da dire la sua sul nuovo ospedale.
Batte tutti sul tempo la consigliera Maria Malfa, vicepresidente del Consiglio Comunale, che diffonde una nota, che, in verità, non ci dice nulla di nuovo e serve, appunto, per mettere la firma nel registro degli interventi sulla materia.
Un giornale on.line avrebbe diffuso la notizia di una inaugurazione del nuovo stabilimento ospedaliero per il 9 ottobre.
Al di là della veridicità della notizia, che sarebbe circolata per l’autorevolezza del giornale, l’ufficio stampa della ASP di Ragusa ha detto di non avere riscontro all’articolo e che non ci sarebbero date certe in giro, come non sarebbe certa l’apertura dell’ospedale entro la fine del mandato commissariale di Ficarra che scade nei primi giorni di novembre.
Come è risaputo, il dr. Ficarra, in quanto attuale commissario a Ragusa, non potrebbe essere confermato in questa sede, in caso di nomina a Direttore Generale di una delle ASP siciliane.
Qualcuno pensa che l’assessore regionale voglia riservare l’onore dell’inaugurazione a questo manager della Sanità che avrebbe fatto tanto, e senza eccessivi clamori, per riparare al disastro del predecessore che, sul trasferimento del nosocomio, aveva toppato in maniera clamorosa.
Espletato l’iter burocratico per la gara di affidamento del trasloco di attrezzatture e arredi, avviata all’inizio di settembre, sembra che sia tutto pronto per una eventuale partenza dal Civile, ma traspare ancora l’incertezza per un piano di dismissione dei reparti del Civile quanto mai incerto.
Non c’è uno straccio di cronoprogramma ufficiale, sul tavolo ci saranno solo ipotesi di lavoro, forse, non tutte, nemmeno collegate fra di loro.
L’ipotesi di una data per l’inaugurazione, per qualcuno, potrebbe prefigurare l’ipotesi di una inaugurazione della struttura senza degenti, il cui trasferimento avverrebbe, successivamente, senza riflettori della stampa puntati sui letti che, in salita, percorrono via Archimede per andare in contrada Cisternazzi.
Un motivo in più per rendere del tutto pleonastici comunicati che non assolvono nessuna funzione se non quella di essere ispirati all’autoreferenzialità.
Maria Malfa conferma che non c’è nulla di certo sulla inaugurazione, ma sta attentamente monitorando quello che accade al Giovanni Paolo II, senza svelarci alcun particolare, salvo la rottura di un tubo all’ avvio di un impianto, subito riparata.
Poi si tuffa in una complicata visione dell’ipotesi di dismissione dei reparti del civile che ci atterrisce perché ci riporta alle contorte strategie di Aricò che si rivelarono fallimentari: i pazienti saranno via dimessi, non si accetteranno ricoveri per la settimana precedente alla chiusura del reparto, in pratica i ricoveri urgenti saranno dirottati su altre strutture del territorio “in attesa che entri in funzione il nuovo ospedale”.
Non si comprende questa generica espressione “in attesa che entri in funzione il nuovo ospedale”, cosa significa? Non si riesce a dare un termine certo per il trasloco e il montaggio delle attrezzature?
Ancora dopo un anno, siamo alle prese con ipotesi e sperimentazioni di strategie non certificate? E’ tutto affidato all’inventiva di questo o quel manager? Non esiste un protocollo univoco per questo tipo di emergenza? Non c’è qualcuno che conosca la materia e dica cosa e come si deve fare?
Perché la situazione non viene affidata ad uno come il dott. Rabito che, per il suo ruolo, sarebbe direttamente interessato a questo tipo di emergenza e, di certo, ha le idee chiare su quello che si deve fare?
Oppure si cincischia perché non si è capito chi deve tagliare il nastro?
Speriamo sia il Prefetto a farlo, o la moglie del Sindaco, oppure, e sarebbe la cosa più bella, una immigrata regolarizzata.
Evitiamo, almeno per un a volta, che la politica si metta di mezzo, con il rischio che tutto vada a rotoli per l’ennesima volta.