La caccia all’autoscatto stupefacente da pubblicare sui social network sta causando centinaia di morti. L’ultimo (triste) episodio, appena qualche giorno fa: una donna è caduta dal balcone del 27esimo piano di un edificio in Florida, mentre tentava di sedersi sulla ringhiera di un balcone per scattarsi un selfie. E nobn è un caso unico: la lista degli incidenti mortali causati dal desiderio di regalarsi un autoscatto acrobatico è lunghissima: un team di ricercatori dell’Istituto di scienze mediche di All India ha esaminato le notizie sui morti per selfie tra ottobre 2011 e novembre 2017 e ha scoperto che 259 persone in tutto il mondo sono morte mentre si facevano un autoscatto. Gli studiosi per l’occasione hanno anche coniato un neologismo: selficides (selficidio). Il più alto numero di decessi correlati al selfie nel periodo di sei anni si è verificato in India. Il paese secondo gli studiosi (anch’essi indiani) ha quasi il 50% di tutti i decessi. La Russia, gli Stati Uniti e il Pakistan seguono a ruota. Lo studio rivela anche che la maggior parte delle morti è avvenuta tra persone di età inferiore ai 30 anni. Inoltre gli uomini costituirebbero il 72,5% delle morti per selfie sebbene le donne si facciano più selfie.
La causa principale della morte legata ai selfie è l’annegamento, rapresentato da 70 dei 259 decessi. Di solito avvengono perché una barca si capovolge, per aver sfidato le maree e per essere stati colti in fallo da un’onda. La seconda causa di morte sono invece gli incidenti di “trasporto”, come la folle corsa al passaggio di un treno o l’arresto su binari ferroviari, che ha causato la morte di 51 persone. La terza vede invece un macabro pareggio: 48 morti per cadute accidentali e per gli incendi. Altre cause di morte citate dallo studio vedono protagonisti (inconsapevoli) gli animali e le armi da fuoco. In quest’ultimo caso il primato è tutto americano: gli Stati Uniti si sono classificati al primo posto per le morti da selfie legate a un uso maldestro delle armi.