Uno chef giovanissimo, appena 23 anni, un ristorante in un elegante albergo di Modica, materia prima rigorosamente siciliana e in parte autoprodotta e una visione della cucina che potremmo definire “futuristica”. E’ nata una stella? Sicuramente lo chef Giorgio Cicero è un giovane talento della ristorazione che bisognerà guardare con interesse e attenzione. Il suo Mùrika sorge all’interno dell’hotel di proprietà di famiglia. Un posto elegante ma sobrio, dall’atmosfera accogliente, perfetto per una cena intima e non convenzionale. Nonostante la sua giovanissima età, Giorgio Cicero ha vissuto molte vite. Trasferitosi all’estero all’età di 15 anni, ha maturato esperienza in ristoranti internazionali come il Maze di Londra, della catena di Gordon Ramsay, una stella Michelin, il Pollen Street Social di Jason Atherton, una stella Michelin di Londra, il Marina Social di Jason Atherton di Dubai. Il Ristorante Mùrika è il posto in cui Giorgio ha deciso di tornare e mettersi in gioco. Il nome rappresenta la genesi più antica del primo nome della città di Modica e, quindi, rappresenta le sue radici. La cucina di Giorgio Cicero è decisamente internazionale anche se la materia prima utilizzata rimane rigorosamente siciliana. Alcuni ingredienti sono coltivati personalmente dallo chef nel suo orto biologico. A pranzo, abbiamo avuto la possibilità di assaggiare alcuni meravigliosi piatti del suo menù, a base di carne, pesce e verdure del suo orto. Si parte con una degustazione di lievitati e olio extravergine di oliva: grissini classici con salvia e con semi di papavero e pane a pasta dura tipicamente ibleo. Ad accompagnare la degustazione, un “Nutaru”, spumante metodo classico brut di Cantine Avide. Entrèe, due muffin: uno all’acciuga, uno alla salsiccia secca, due interessanti proposte dolci-salate. Molto interessante il gioco di consistenze e di contrasti che lo chef ha creato nel suo cracker al nero di seppia, gel di limone, fiori commestibili e olio di crostacei. Il leggero sentore di pesce del cracker nero veniva reso decisamente frizzante dal gusto intenso del gelo di limone, regalando al palato dei picchi di gusto lievemente agrumati, piacevoli e intensi allo stesso tempo.
Anche per gli antipasti, lo chef ha voluto giocare sulle consistenze e sui contrasti agro-piccanti. L’insalata di polpo e seppia scottati, patata, sedano, cipolla, emulsione al nero e broccolo e vastedda al nero, è una delicata composizione in cui viene proposto il broccolo in tutte le sue varianti: crudo, cotto e in diverse tipologie (dal romanesco, al cavolfiore, al verde), contrastava perfettamente con la cremosità del polpo che aveva, invece, la consistenza di una mousse. Una scoperta, invece, l’insalatina di carpaccio di tonno rosso marinato agli agrumi e soia, cavolo viola, gel di pomodoro, senape, scalogno, ravanelli, croccante di finocchio e germogli. Probabilmente, il piatto più internazionale del menù, l’insalatina di carpaccio di tonno ci ha davvero conquistati per semplicità, gusto e consistenza. Dal sapore vagamente orientaleggiante, riesce comunque a collocarsi nell’alveo dei piatti “sicilianissimi”, grazie al tonno rosso e alle verdure dell’orto biologico. L’insalatina ha un leggero gusto agro-piccante che non dispiace affatto e risulta, al palato, piacevolmente fresca. Un ottimo antipasto, ideale per coloro che amano i gusti esotici ma che non vogliono rinunciare ai sapori di casa. Il primo, invece, è un piatto decisamente più dolce: orzo perlato, crema di carote, cipollotto, lardo, crumble di ragusano, timo, alghe di mare e crescioni. La dolcezza della crema di carote è sublimata dal sapore pungente delle alghe di mare e del ragusano. L’orzo perlato, inoltre, risulta un’ottima alternativa al classico risotto e bisogna dire che la mancanza non si è sentita poi più di tanto. Il secondo proposto, invece, è stato un piatto terra-mare: agnellino con baccalà, carote, scalogno, crema di cipolla caramellata, cicoria e foglie di carota. Un piatto coraggioso e che possiamo, anche in questo caso, definire “internazionale”. La cottura dell’agnellino era veramente perfetta: morbida, succosa, la carne è risultata tenera e fragrante, perfetta da accompagnare alla crema di cipolla caramellata, che ne contrastava il gusto deciso e la dolcezza. Il baccalà donava al piatto la nota sapida, in un accostamento piuttosto originale che mai, fino ad ora, avevamo sperimentato. Al pranzo è stato abbinato un vino rosè: Osa! di Paolo Calì.
Come pre-dessert lo chef ha proposto una deliziosa e freschissima panna cotta allo zenzero, croccante di arachidi, menta glaciale, sale al sedano, pepe rosa, caramello allo zafferano e gel di kiwi che ha preparato e rinfrescato il palato prima del vero dessert: uno dei migliori cannoli di ricotta mai assaggiati. La versione dello chef Cicero è un cannolo di ricotta di bufala e granella di pistacchio con spuma di cioccolato di Modica e olio al peperoncino. La cialda, rigorosamente di produzione del ristorante, era perfettamente croccante e la ricotta dolce al punto giusto. Eccellente la spuma di cioccolato di Modica, il cui sentore di olio piccante è riuscito a donare al piatto una marcia in più. E infine, lo chef ha voluto deliziarci con la piccola pasticceria: due praline al cioccolato (una aromatizzata al tartufo e l’altra al burro) e due biscotti di mandorla classica.
La conclusione perfetta di un pranzo inaspettato, un vero esempio di cucina siciliana sperimentale, diversa, che sa guardare al futuro e al mondo. Ci piace.
Foto: Davide Modesto