Ieri presso l’UTIN – Unità di Terapia Intensiva Neonatale – ospedale “M.P. Arezzo” si è verificato un episodio che ha colpito la comunità ragusana, da sempre accogliente nei confronti degli immigranti, per la manifestazione di intolleranza nei confronti della giovane madre eritrea sbarcata domenica notte a Pozzallo. Era arrivata distrutta dal viaggio, in condizioni di estrema fragilità, con in braccio la sua piccola bambina, nata da pochi giorni. Vittima di violenza, subita in Libia, come tante altre donne nelle stesse condizioni, ha amato, quella bambina, sin dal primo momento. Ieri, era stata accompagnata, con il permesso del direttore sanitario dell’hot spot di Pozzallo, dr. Carmelo Lauretta che ha dichiarato – «in atto non è affetta da malattia contagiosa e io stesso ero a conoscenza che doveva andare a trovare la figlia di pochi giorni e ho espresso il mio assenso» questo ha permesso alla giovane mamma di visitare la sua piccola per starle accanto perché per il neonato stare a contatto con la propria madre è un fatto naturale e fisiologico, necessario per una crescita serena del bambino.
Il dr. Giuseppe Cappello della Direzione Sanitaria degli Ospedali di Ragusa ha individuato una stanza nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Maria Paternò Arezzo”, messa a disposizione dal dott. Giuseppe Bonanno, direttore dell’UOC, che permetterà alla giovane madre di stare accanto alla sua bambina.
Si chiude così una vicenda che riporta la situazione nella sua giusta collocazione di accoglienza, valore che ha sempre caratterizzato la comunità iblea, e tutela della salute della donna e della sua piccola bambina, rassicurando anche le altre mamme che non c’è nessun rischio di contagio per i lori figli.
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