Per la polizia di Ragusa non ci sono dubbi: ad uccidere Maria Zarba è stato l’ex marito, Giuseppe Panascia. L’episodio si è verificato giovedì 11 ottobre, in via Gian Battista Odierna a Ragusa. Le tracce di sangue della vittima sui suoi indumenti e nella sua macchina, hanno permesso di acclarare quanto già fatto nelle prime 24 ore di indagini grazie alla ricostruzione delle telecamere.
Il fermo di indiziato di delitto disposto dalla Procura della Repubblica di Ragusa era stato poi convalidato dal GIP ed aveva superato l’esame del Tribunale delle Libertà di Catania.
L’omicidio della donna è aggravato dal fatto che è stato commesso ai danni del coniuge legalmente separato. Come si ricorderà, tutto è accaduto intorno alle ore 20.00: il nipote convivente della vittima faceva rientro presso l’abitazione di Via G.B. Odierna 51 a Ragusa. Una volta aperta la porta di casa sul piano strada, saliva le scale ed accedeva in cucina dove abitualmente stava la nonna. Il giovane chiamava la nonna come ogni volta che tornava a casa ma questa volta non udiva la risposta. Sorpreso dalla mancata risposta cercava la nonna e la trovava riversa a terra in cucina priva di vita. Considerata la quantità di sangue presente capiva subito cosa fosse accaduto e contattava il numero di emergenza per richiedere l’invio di un’ambulanza.
Il medico non poteva far altro che constatare il decesso.
Il nipote indirizzava subito i poliziotti nella giusta direzione essendo a conoscenza che i nonni avevano un rapporto conflittuale da anni ed in particolar modo dopo la separazione legale intervenuta un anno fa.
E’ emerso che l’uomo non aveva mai accettato la separazione e per questo motivo i litigi erano all’ordine del giorno. La donna si sfogava telefonicamente con i figli che vivono tutti lontano per motivi di lavoro tanto da essere abituati ai tristi racconti.
Oltre alle dichiarazioni rese dai familiari e dai loro sospetti sul padre, gli investigatori escludevano la rapina ai danni della donna poiché non vi era alcun segno di effrazione ed in casa i pochi soldi presenti nella borsa della vittima e nella disponibilità della stessa erano ancora li.
Dall’ascolto delle dichiarazioni dei vicini e delle persone che conoscevano la vittima emergeva che nessuno avrebbe mai potuto fare del male alla signora che da sempre era impegnata nel sociale aiutando i più bisognosi nonostante i suoi problemi di salute e le modeste condizioni economiche. Tutti descrivevano la vittima come una persona di ottime qualità morali e per questo nessuno le avrebbe voluto far del male ad eccezione del marito.
L’indagato è stato individuato dopo meno di 30 minuti dal rinvenimento del cadavere; personale della Squadra Mobile e della Squadra Volanti dopo aver appreso, nelle immediatezze, dei sospetti del nipote, si erano subito messi alla sua ricerca.
Fermato nei pressi di casa della madre, Panascia veniva condotto presso la Questura di Ragusa dove forniva prime dichiarazioni fuorvianti e non concordanti con quanto subito acclarato.
Nonostante le perquisizioni effettuate in ogni luogo nella disponibilità dell’indagato, l’arma del delitto (un oggetto contundente) non è stata ancora rinvenuta.
I biologi sono riusciti ad esaltare alcune tracce latenti trovate sul veicolo ovvero delle piccole macchie di sangue non percettibili all’occhio umano. Sono stati utilizzati mezzi e tecnologie di altissimo livello, tali da fugare ogni dubbio su quanto repertato a bordo del veicolo utilizzato da Panascia per allontanarsi dal luogo del delitto.
Oltre alla sostanza ematica trovata a bordo del veicolo, le tracce di sangue repertate sugli indumenti indossati da Panascia al momento del fermo sono inequivocabili. L’uomo aveva dichiarato agli investigatori che le macchie fossero di cous cous, il suo piatto preferito e che di sicuro si era sporcato mentre cucinava nei giorni precedenti.
Nonostante la sua freddezza nel narrare queste vicende e la sua mancata confessione, gli investigatori non hanno mai smesso di indagare e sono stati premiati dai risultati conclusivi delle analisi di laboratorio.
Le indagini della Squadra Mobile e gli accertamenti tecnici della Polizia Scientifica hanno permesso di ricostruire, con una probabilità quasi pari alla certezza, la dinamica dei fatti reato accaduti.
L’uomo nel pomeriggio di giorno 11, dopo l’ennesima discussione con la moglie, ha iniziato a colpirla probabilmente mentre la vittima era di spalle seduta in cucina a guardare la televisione. Dopo i numerosi colpi inferti alla donna che ha tentato in tutti i modi di difendersi, l’uomo si è probabilmente cambiato d’abiti lasciando riversa a terra in una pozza di sangue l’ex moglie. Nonostante questo cambio d’abiti l’uomo si è sporcato di sangue i pantaloni la camicia e il maglione. Pochissimi elementi quasi impercettibili ad occhio nudo sugli indumenti ma notati dagli investigatori. La Squadra Mobile subito dopo il fermo del soggetto aveva provveduto a farlo spogliare e consegnare tutti gli indumenti, compresi gli effetti personali e le scarpe.
Questa scelta investigativa è risultata vincente poiché proprio sugli indumenti e nelle maglie dell’orologio sono state trovate tracce di sangue. Dopo aver consumato il delitto, Panascia usciva da casa per raggiungere la sua automobile e mentre saliva in auto lasciava altre tracce di sangue impercettibili ad occhio nudo, proprio sul tappetino del veicolo.
Nei laboratori della Polizia Scientifica oltre ad aver “esaltato” le tracce latenti, è stato possibile estrarre il DNA dai campioni di sangue repertati e compararli con il DNA dell’indagato e della vittima. Grazie a queste analisi è stato possibile attestare con assoluta certezza l’appartenenza della sostanza ematica tanto all’indagato quanto alla vittima.
Oltre a quanto già provato dalle telecamere ovvero la sua permanenza in casa nei minuti dove era stato consumato l’omicidio ed il suo allontanamento subito dopo a bordo della macchina, adesso ci sono le prove scientifiche effettuate dopo accurate e complesse analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica del Gabinetto Regionale di Palermo.
La Squadra Mobile ha depositato un’informativa conclusiva sulle attività d’indagine portate e termine, elementi che saranno valutati prima dal Pubblico Ministero e poi dal Giudice competente.
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