I Di Viola Minimale, storica band ragusana, lanciano il loro quarto album: “La dinamica degli addii”, una raccolta di sei brani che ha come leitmotiv la tematica del cambiamento. I testi sono di Davide Cusumano (songwriter del progetto) e sono il riassunto di fatti, umori e riflessioni che hanno caratterizzato il periodo che intercorre tra Niente Fascino (album precedente) ed il presente lavoro del quartetto siciliano.
Ma chi sono i Di Viola Minimale? Il loro progetto è attivo dal 2004 e nasce da un’idea di Davide Cusumano ma solo con il supporto di tutti gli altri componenti si è potuti arrivare fino a questo punto. Durante questi anni, l’assetto ha subito diversi cambiamenti. Attualmente, Di Viola Minimale è formato da:
• Davide Cusumano: chitarra e voce;
• Andrea Sciacca: batteria e percussioni;
• Giulio DiSalvo: chitarra;
• Salvo Pepi: Basso.
“La Dinamica degli Addii” è il nostro quarto album”, spiega Davide Cusumano, “Si somma ai due demo che abbiamo registrato agli esordi e all’EP La dimora del colore del 2011. Lo abbiamo composto, arrangiato, suonato e registrato tra il Marzo del 2017 e Marzo del 2018, a Ragusa e a Catania. Le riprese sono state effettuate dal sottoscritto e da Andrea, ovviamente con il prezioso supporto di Giulio e Salvo. Il missaggio e il mastering sono stati effettuati da Carlo Natoli (il quale non è solo un fonico, ma anche musicista e amico) presso il ROOFTOP STUDIO di Londra”.
Come si diceva, l’album è una raccolta di sei brani che ha come leitmotiv la tematica del cambiamento. “A mio avviso è il nostro lavoro più fluido, meno cervellotico rispetto ai precedenti, abbastanza positivo. Secondo me, rispecchia il periodo che stiamo vivendo noi quattro”, ci racconta Cusumano. I brani di questo nuovo album non sono totalmente inediti: sono stati suonati durante alcuni live prima dell’uscita dell’album, proprio come si faceva qualche decennio fa. Tre brani dell’album, man mano che assumevano la loro forma definitiva, sono stati anche presentati in rete, contrassegnati da tre rispettive illustrazioni realizzate da Antonio Campo. I Di Viola Minimale sono un progetto indipendente: tutto viene autoprodotto, con non poche difficoltà: “Ciascuno di noi contribuisce in base alle proprie attitudini a favore del progetto. Ad esempio io e Giulio ci occupiamo maggiormente della composizione e della produzione, Andrea e Salvo si occupano dell’organizzazione live e così via”.
E i progetti futuri? Davide Cusumano dichiara: “I nostri progetti futuri più imminenti sono: l’attività live, iniziare una nuova produzione e continuare a divertirci suonando quello che vogliamo e senza limiti creativi, come facciamo da quasi quindici anni”.
L’album si apre con le note della chitarra reverse de “L’Anamnesi” che, accompagnate dall’arpeggio dell’altra chitarra e dal tempo scandito dallo bell stick creano un senso di riavvolgimento/ricordo. La linea di basso ripercorre pensieri/immagini, espletati successivamente dalle parole del testo. Il brano volge al termine, tramite una variazione di tempo che diventa irregolare, marcando un senso di disagio che riporta con i piedi per terra.
“I Campi delle Imperfezioni” genera uno stato di quiete, almeno per metà della sua durata, grazie all’intreccio delle due chitarre che alternano feedback soffusi e dilatati ad una linea quasi ipnotica. È quasi una ninnananna, un insieme di respiri profondi che inducono ad un rilassamento generale, mentre le parole del testo descrivono ambientazioni allucinate e piacevoli. Solo nella seconda parte esce fuori la concretezza del messaggio: l’elogio della imperfezione.
Il terzo brano è “Torneremo a Vivere”: un invito ad abbandonare la propria zona di comfort. La consapevolezza della fine di tutti gli alibi e, quindi, la necessità di cambiare. È uno dei momenti più duri del disco, durante il quale le chitarre suonano quasi punk, almeno nella seconda metà.
Successivamente è il momento de “La Dinamica degli Addii”. È il punto nodale del disco, il momento topico di un percorso: l’istante prima del cambiamento. L’andamento del brano, con la linea melodica e la figurazione tattile proiettata dal testo, aiutano a preservare uno stato di benessere primaverile che si è edificato durante i tre minuti e quarantanove secondi del brano.
“La Trappola” destabilizza l’equilibrio generato dal brano precedente. Chitarre, basso e batteria viaggiano quasi senza ascoltarsi, come un gioco in cui non si riesce vincere, non si riesce a pareggiare e non si riesce neppure a smettere di giocare. Il testo (che infatti parla del double bind) non cerca una linea melodica, ma la sua urgenza è quella di essere ascoltato.
L’album si conclude con “Realmente Noi”: brano soffuso, in cui il testo si articola sui feedback ed arpeggi di chitarra. È il momento più intimo dell’album.