La triste vicenda dei cani avvelanti ad Acate ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Talmente tanto che il sindaco, Giovanni Di Natale, ha deciso di convocare un consiglio comunale straordinario per discutere insieme ai cittadini e ai rappresentati dell’ amministrazione di questa vicenda. Riccardo Zingaro, volontario dell’OIPA ad Acate e ambientalista, si è interessato fin dal primo momento di questa terribile vicenda e ha denunciato pubblicamente il problema. Attualmente, i volontari di Acate stanno lavorando in sinergia con i responsabili dell’OIPA di Ragusa per andare a monte del problema: non solo denunce, dunque. Lo scopo è quello di riuscire a trovare delle soluzioni.
Riccardo Zingaro, lei si è occupato di questa vicenda sin dal primo momento. Cosa potrebbero fare i comuni per combattere questo fenomeno?
“Anche Acate potrebbe applicare le linee guida della Regione in merito al delicato tema del randagismo. In pratica, la Regione dice di creare uno stallo provvisorio per massimo cinque cani per volta. Il Comune, in sinergia con i volontari, può occuparsi di randagi. Il volontario segnala alle autorità competenti in materia, cioè i vigili urbani, tutti i cani randagi presenti sul territorio, fornendo una mappatura degli animali. I randagi, così, potranno essere microchippati e sterilizzati. Per fare tutto ciò, occorre una convenzione con un veterinario e con un’associazione animalista regolarmente iscritta nell’albo regionale che lavori in sinergia con i vigili. Non tutti i comuni, però, hanno a disposizione uno stallo temporaneo. Per questo, è possibile fare una convenzione con un canile, nel nostro caso potrebbe essere Vittoria. Inoltre, è necessario fare una convenzione con una farmacia, per fornire di medicinali essenziali i randagi. Vorrei ricordare che sono previsti sgravi fiscali per chiunque adotti un randagio. Queste sono le linee guida della regione. Fin’ora, però, ad Acate si sono occupati di randagi solo i privati, che hanno fornito assistenza come hanno potuto”.
Quanti decessi per avvelenamento ci sono stati fin’ora?
“I decessi effettivi sono cinque, compreso Ciccio. Il problema è che le esche hanno colpito anche i cani di proprietà, portati in giro dai padroni e che, inavvertitamente, hanno ingerito il veleno. I cani che si sono salvati, infatti, erano tutti di proprietà”.
Da quanto tempo va avanti questa situazione?
“Va avanti da dicembre ma il picco lo abbiamo avuto a gennaio. In un’altra zona sono addirittura scomparsi, come volatilizzati. Ciò che è stato veramente preoccupante, è stato l’avvelenamento dei cuccioli che erano in un recinto chiuso, in una strada molto trafficata: ciò significa che qualcuno ha agito di proposito”.
Ci sembra di poter dire, però, che è stato l’avvelenamento di Ciccio a scuotere le coscienze…
“L’avvelenamento di Ciccio è stato quello che ha creato più scompiglio. Era un cane abbandonato che poi era stato curato da tutto il quartiere. Non era un cane che si spostava o che andava in giro. Tutti i residenti erano affezionati a lui, ho visto persone di 60 anni piangere quando è morto, era un cane dolcissimo. Lui era sempre presente in tutte le manifestazioni, era un cucciolo affettuoso”.
Adesso è stato convocato un consiglio comunale. Cosa farete?
“Chiederemo l’applicazione delle linee guida della Regione. So che l’amministrazione ha effettuato una denuncia. Mi auguro che abbiano transennato l’area per capire se ci sono ancora bocconi ed esche avvelenate in giro. Bisogna prevenire il randagismo e non arrivare al punto di avere una popolazione canina incontrollata”.
Cosa pensa di coloro che hanno avvelenato questi cani?
“Vorrei capire cosa gli passa per la testa. Ad Acate non era mai successa una cosa così, ma sto notando che non c’è più controllo. Si ha la percezione di poterlo fare indisturbati: mancano telecamere e videosorveglianza. Il problema non si risolve così ma evidentemente c’è qualcosa nella cultura che non funziona, a cominciare dai ragazzi. Bisognerebbe rientrare nelle scuole e fare sensibilizzazione. Le soluzioni non sono certo quelle estreme”.