Veronica Panarello, assistita dal suo legale Francesco Villardita, ha presentato ricorso in Cassazione contro la senteza della Corte d’Assiste d’appello che l’ha condannata a 30 anni. Il ricorso presentato ai giudici della Suprema Corte verte su 10 punti: alcuni erano stati anticipati dal penalista, ovvero l’elemento soggettivo del reato e la presunta contraddizione della sentenza che parla di dolo d’impeto, ma anche di pianificazione con il sopralluogo di Veronica Panarello; l’assenza di movente; la capacità di intendere e di volere dell’imputata.
Secondo il legale di Veronica, dunque, la sentenza sarebbe illogica. Nel ricorso, inoltre, si censura il fatto che non siano state concesse le attenuanti, che non sia stata riconosciuta a Veronica Panarello l’incapacità di intendere e di volere. Contestate anche le due ordinanze con le quali la Corte d’Assise d’Appello ha rigettato la richieste di una nuova perizia psichiatrica e del confronto con il suocero Andrea Stival. Ma la posizione di Andrea Stival, com’è noto, è stata archiviata dal gip di Ragusa e Veronica rinviata a giudizio per calunnia.
Il suo difensore ha anche chiesto che venga ritrasferita a Catania (attualmente è detenuta presso il carcere di Torino).