In Sicilia, tra il 2019 e il 2023, si crescerà dello 0,6% all’anno, il valore aggiunto e dello 0,5% l’occupazione, in linea con le performance del Mezzogiorno dove, per entrambi gli indicatori, si prevede un +0,6%. A dirlo, le stime del rapporto dell’Osservatorio Banche e Imprese di Economia e Finanza su tutte le province meridionali presentato in Senato. Nel dettaglio, saranno Calabria, Campania e Sardegna a registrare la crescita annua maggiore del valore aggiunto (+0,7%) e Basilicata e Calabria quella dell’occupazione (+0,8%).
A livello territoriale, sarà la città di Palermo a crescere mediamente di più nei cinque anni dal punto di vista del valore aggiunto (+0,9%), seguito dalle province di Catania e Ragusa (+0,7%), Enna (+0,6%), Caltanissetta (+0,3%), Messina, Siracusa e Trapani (+0,2%) e Agrigento con una crescita nulla. Nel Mezzogiorno sarà Matera la provincia a crescere di più (dell’1,4%), grazie ai benefici derivanti dalla sua designazione a Capitale Europea della Cultura, seguita proprio da Crotone.
A livello occupazionale, è sempre Palermo a guidare la classifica con +0,9%, seguita dalle province di Catania e Messina (+0,5%), Trapani (+0,4%), Enna e Ragusa (+0,3%), Agrigento e Caltanissetta (+0,1%) e Siracusa con variazione nulla.
La contenuta crescita economica a livello provinciale è diretta conseguenza della crescita asfittica dei comuni di più modeste dimensioni.
Tra i comuni capoluoghi di provincia che nel quinquennio 2019-2023 dovrebbero evidenziare una crescita del valore aggiunto più elevata si segnalano i comuni di Avellino (+3,47%), Ragusa (+2,7%), Catania (+2,37%), Caserta (+2,05%) e Palermo (+2,02%) mentre negative risultano le previsioni per i comuni capoluoghi di provincia di Oristano (-0,11%), Benevento (-0,33%), Nuoro (-0,33%) e Trapani (-0,44%).
Poco più della metà dei comuni capoluogo di provincia del Mezzogiorno (22 su 40) dovrebbero registrare una crescita media dell’occupazione pari o superiore alla soglia dell’1%. Più ampia la crescita nei comuni di Avellino (+4,7%), Catania (+2,3%) ed Enna (+2,3%) mentre una diminuzione media annua è prevista per i comuni di Siracusa (-0,1%), Trapani (-0,2%), Oristano (-0,2%), Caltanissetta (-0,3%) e Benevento (-0,5%).
A livello di macro-area continuerà a scendere il contributo del Mezzogiorno all’economia italiana; se nel 2000 il 24,7% del valore aggiunto nazionale era prodotto nelle regioni del Sud Italia, nel 2018 questo contributo si è fermato al 22,8% con una stima per il 2023 fissata al 22,6%. Un crollo di oltre due punti percentuali in 20 anni, causa, ma anche effetto, delle negative dinamiche socioeconomiche registrate nel Mezzogiorno in questi anni, tra le quali il calo dell’occupazione (dal 46,3% del 2004 al 44,5% del 2018) e la crescente migrazione di giovani del Sud (negli ultimi 16 anni quasi 600.000).