Un’alimentazione scorretta e inadeguata, povera di cibi sani e ricca invece di junk food (il cibo-spazzatura), causa più morti del fumo di sigaretta, della pressione alta e di altri importanti fattori di rischio globali per la salute.
È la sintesi della più accurata analisi compiuta finora sugli effetti delle abitudini alimentari sull’insorgenza di malattie croniche, senza considerare il fattore “peso”: a prescindere, cioè, dal fatto che chi si nutre male sia obeso o meno. Lo studio, firmato da più di 130 scienziati di 40 Paesi, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Lancet.
I ricercatori hanno analizzato il Global Burden of Disease Study, la valutazione più completa delle principali cause di morte nel mondo, per stimare quanto spesso le abitudini alimentari nei vari Paesi stiano riducendo l’aspettativa di vita. La dieta scorretta è risultata responsabile, nel 2017, di 10,9 milioni di morti, il 22% di tutti i decessi adulti, perché è all’origine di tre importanti cause di morte: malattie cardiovascolari (9.497.300 di morti), seguite da cancro (913.100 morti) e diabete (338.700).In confronto, il tabacco è risultato associato a 8 milioni di morti nello stesso anno, e la pressione alta a 10,4 milioni di decessi. L’alimentazione poco sana è inoltre risultata all’origine di 255 milioni di disability-adjusted life year o DALY (“attesa di vita corretta per disabilità”) totali: un indice della gravità globale di una malattia, che valuta gli anni persi per disabilità o morte prematura. In pratica, dipende da una dieta sbagliata il 16% del DALY totale della popolazione adulta.
Che cosa fa male? I fattori alimentari che più incidono sulla salute sono l’assunzione carente di cereali integrali, la scarsità di frutta e l’alto consumo di sodio: mentre il sale ha un effetto negativo sulla salute cardiovascolare, i cereali integrali, frutta e verdura sono infatti cardioprotettivi.
Sotto accusa anche l’eccessivo consumo di carne rossa o processata, l’abbondanza di bevande zuccherate e di grassi animali, e i bassi livelli di frutta secca e semi (grandi assenti in quasi tutte le diete), di fibre vegetali e omega-3 (i grassi “buoni”, contenuti per esempio nel pesce). Tra le 20 nazioni più popolose, l’Egitto ha i più alti indici di morti legate al cibo (552 ogni 100.000 abitanti) e il Giappone i più bassi (97 ogni 100.000). Anche i Paesi dell’area mediterranea, come Italia, Francia e Spagna, si trovano nella fascia di rischio inferiore (da 0 a 50 morti per dieta scorretta ogni 100.000 abitanti).
Fonte: Focus