Alzi la mano chi non ha un gruppo whatsapp denominato “pasquetta” o “arrustuta di pasquetta”. Perché arrostire la carne, a pasquetta, è una cosa seria. Ma quest’anno tutti i piani sono andati al vento (è proprio il caso di dirlo). Ed ecco, allora, ripiegare in casa con la carne al forno, oppure con una spaghettata, o semplicemente prenotando last minute qualche agriturismo. Ma non è certamente la stessa cosa! A pasquetta, l’unica nebbia che ci è concesso conoscere è il fumo bianco della griglia, che con odorosa precisione ci avvisa: habemus salsiccia. La grigliata di pasquetta apre la stagione estiva. O, almeno, è quello che avrebbe dovuto fare. E’ sacra almeno tanto quanto quella del 25 aprile o del Primo maggio. E come per ogni evento organizzato per almeno dieci persone, ci sono dei riti da seguire. Innanzitutto, la ricerca del posto, di solito la campagna di qualcuno. Poi, la scelta dell’addetto alla arrustuta: di solito, un poveraccio a cui toccherà mangiare alla fine. C’è poi sempre il vegetariano, che vuole le verdure arrostite, possibilmente non nella stessa griglia in cui si è arrostita la carne. E il poveraccio addetto alla griglia di solito cerca di accontentare tutti, ritagliando un angolino per chi vuole solo le verdure e i carciofi. A proposito di carciofi, avete mai fatto caso che di solito sono pronti sempre un paio d’ore dopo la carne? Intorno alle 16, quando si è in totale abbiocco post-pranzo, qualcuno si ricorda che i carciofi sono pronti. Misteri. E se vi resta spazio, le cassatedde preparate a Pasqua sono un’ottima alternativa alla colomba pasquale confezionata. Cu n’appi n’appi. Ma quest’anno, mi sa che la arrostita di pasquetta ce la possiamo solo sognare.