L’incendio si è verificato il 15 aprile del 2019 e quelle immagini sono rimaste indelebili nei nostri cuori. Ma come sarà la copertura di Notre-Dame una volta ricostruita? Da settimane, nei siti dei più prestigiosi studi di architettura al mondo scorrono le immagini di ipotetici restauri. Le idee più originali sono state raccolte dal mensile Focus.
Per l’architetto italiano Massimiliano Fuksas la nuova guglia di Notre-Dame dovrebbe essere in cristallo Baccarat ed essere sempre illuminata, per essere un faro nella notte. Il francese Mathieu Lehanneur propone invece una fiamma stilizzata in fibra di carbonio, alta 90 metri, a futura memoria dell’incendio.
Altri progetti puntano sul vetro, come quello dell’architetto russo Alexander Nerovnya, docente al Moscow Architectural Institute, che ha disegnato una copertura simile a un enorme diamante con al centro una guglia dal sapore gotico.
Ancora vetro nel progetto dello studio di architettura AJ6 (San Paolo, Brasile) che vorrebbe per il tetto e la guglia vetrate colorate come quelle che hanno reso famosa la cattedrale, per gettare sui fedeli fasci di luce di mille colori.
Decisamente suggestiva la proposta dello studio slovacco Vizum Atelier: una torre lunga e sottile che proietta un fascio di luce nel cielo di Parigi. Lo studio Kiss The Architect, ha immaginato la guglia come una scala a chiocciola, con pedane sospese tra sfere e gradi archi.
Altri progetti sembrano più attenti all’ambiente, per esempio quello del francese Clément Willemin, che vorrebbe trasformare il tetto della cattedrale in un giardino a cielo aperto. C’è infine il progetto dello Studio Nab di Parigi: una enorme serra a fare da tetto, a fare da guida a progetti di formazione per persone in difficoltà, con una guglia di vetro per ospitare gli alveari: le api, infatti, sono sempre state di casa a Parigi, soprattutto sul tetto di Notre-Dame.
Di tutto ciò, che cosa ne pensano i francesi? Se lo è chiesto il quotidiano Le Figaro con un sondaggio: ad oggi, il 55% dei francesi vorrebbe che la guglia tornasse alla forma che sono abituati da sempre a vedere.
Fonte: Focus