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Home Cronaca ed Attualità Attualità

Carola Rackete: la capitana che sfida il capitano

by Irene Savasta
28 Giugno 2019
in Attualità
Carola Rackete: la capitana che sfida il capitano

HANDOUT - 20.06.2019, ---, Mittelmeer: Carola Rackete aus Kiel, deutsche Kapitänin der «Sea-Watch 3», aufgenommen an Bord des Rettungschiffs. Die deutsche Kapitänin des blockierten Rettungsschiffs «Sea-Watch 3» ist bereit, trotz Verbot der italienischen Regierung in die Hoheitsgewässer des Landes zu fahren. «Ich fahre in italienische Gewässer und ich bringe sie (die Migranten) in Sicherheit auf Lampedusa», sagte Rackete der Zeitung «La Repubblica» (Dienstag). Sie warte nun noch auf eine Entscheidung des Europäischen Gerichtshofs für Menschenrechte (EGMR) in Straßburg. Foto: Till M. Egen/Sea-Watch.org/dpa - ACHTUNG: Nur zur redaktionellen Verwendung und nur mit vollständiger Nennung des vorstehenden Credits +++ dpa-Bildfunk +++

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E’ giovane, è donna, è il capitano di una nave. Ed è sicuramente la persona che ha più fatto parlare di sé in questi giorni.
Laureata in scienze nautiche, Carola Rackete è la 31enne nata in Germania a capo della Sea Watch 3, la Ong tedesca entrata nelle acque italiane con i 42 migranti a bordo ignorando il divieto del Viminale. Dal 2011 al 2013 è stata al timone di una nave rompighiaccio nel Polo Nord per uno dei maggiori istituti di ricerca polare e marina. All’età di 25 anni è diventata secondo ufficiale dello yatch da spedizione “Ocean Diamond” e poi a 27 della GreenPeace. Nel 2014 la giovane ha preso parte ai servizi di volontariato nelle zone vulcaniche della Kamchatka in Russia, dove si è occupata di educazione ambientale per bambini, ricerca botanica e turismo locale. Dodici mesi dopo il Master all’Università inglese Edge Hill nel Lancashire.
E poi c’è lui: il capitano. Il Ministro degli Interni più social del mondo, sempre in campagna elettorale, l’unico politico che può permettersi di postare foto mentre mangia una brioche senza che nessuno gridi al “politico mangia a sbafo” o a reminiscenze storiche. Il capitano di chi si accontenta degli slogan, di chi vuole risposte facili a problemi difficili. Il capitano che si è incoronato da solo capitano.
E la vicenda della Sea Watch è una vicenda difficile, dove insistono sfumature, dove le cose non sono bianche o nere e non è facile parlarne senza scadere nella retorica e senza portarsi addosso l’odio degli haters di Facebook. Carola Rackete non è certo un’eroina. E l’Europa, con il suo fare pilatesco, non ha voluto muovere un dito e così ha condannato una giovane a prendersi una responsabilità certamente più grande di lei. Di certo, l’Italia ha le sue ragioni e le politiche migratorie andrebbero quantomeno trattate con il rispetto e la dignità che spetterebbero a queste persone e non gettarle in pasto ai social. Respinti dalla Germania, respinti dall’Olanda ma da due settimane in mare. Già, perché forse qualcuno l’ha scordato: quegli uomini e quelle donne sono da due settimane in mare. Sono fermi, immobili, vittime di un braccio di ferro inutile e irrispettoso, senza che quell’umano senso di piètas, concetto tanto caro ai nostri avi romani e che avremmo dovuto ereditare, riesca a smuovere il Viminale o l’Europa.
Salvini tuona: “Non sbarcheranno, schiero la forza pubblica. Ora mi aspetto che qualcuno emetta un ordine di arresto”. E sia, ma almeno riflettiamo su questo dato: il Ministro ha urlato queste frasi ogni qualvolta si è presentata una nave al largo delle coste italiane. Ogni volta, sono sbarcati. L’unico risultato ottenuto è stato quello di infliggere sofferenza a delle persone.
“In 14 giorni – lamenta Sea Watch – nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonati. La nostra comandante non ha scelta”. E sicuramente è vero. Ma intanto, la Sea Watch resta in mare, davanti al porto di Lampedusa e non sbarca. Con le persone dentro.
Ma non spettava a Carola Rackete prendere una decisione così difficile. E il Ministro è fin troppo occupato a mostrare il pugno di ferro per fare marcia indietro e a passare per l’ennesima volta come una vittima dell’Europa o dei migranti. Lo stallo continua, e la situazione è allo stremo. I due capitani si sono confrontati, ma non c’è stato alcun vincitore. In questa vicenda, tutti perdono.

Tags: capitanacapitanocarolalaracketesfida

Irene Savasta

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