Secondo gli investigatori c’era un vero e proprio “codice di comportamento sommerso” operante in ambito universitario secondo il quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati. E’ quanto emerso dalle indagini e che è stato dichiarato durante una conferenza stampa dagli inquirenti. “Un sistema squallido. Provo molta tristezza”: a dirlo, il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Sono 27 i concorsi truccati, 17 per professore ordinario, 4 per professore associato e 6 per ricercatore. Sono 10 i docenti destinatari del provvedimento. Sono professori con posizioni apicali all’interno dei Dipartimenti dell’università etnea.
Sono tutti ritenuti responsabili di associazione a delinquere e, a vario titolo, di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, induzione indebita a fare o promettere utilità, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimenti di scelta del contraente, abuso d’ufficio e truffa aggravata.
Le indagini della Digos hanno permesso di svelare l’esistenza di una associazione a delinquere, con a capo il rettore di Catania, Francesco Basile, e di cui promotore il suo predecessore Giacomo Pignataro, finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati volti ad alterare il naturale esito dei bandi di concorso. Sono 40 gli indagati coinvolti in cui il gip ha riconosciuto gravi indizi di colpevolezza.
Le indagini aavrebbero accertato come nessuno spazio doveva essere lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo poteva essere presentato contro le decisioni degli organi statutari.
Fonte: La Sicilia.