Dopo gli ultimi lavori in Belgio e Giappone, l’artista berlinese, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per le sue installazioni costruite con materiale di recupero, è tornato nel capoluogo ibleo per riplasmare la scultura ideata lo scorso anno all’interno del Lanificio, ex fabbrica tessile e quartier generale di FestiWall 2018, declinando le forme della precedente esposizione sotto un altro orizzonte, un’altra visione. Se infatti gli elementi scultorei restano gli stessi, ovvero le strutture dismesse, le vecchie condotte di areazione trovate e assemblate in chiave futuristica all’interno del Lanificio, totalmente diverso è l’approccio con la materia.
Nel passaggio dal perimetro chiuso dell’ex fabbrica alla strada pubblica, Behr ha voluto rimescolare le prospettive, riadattare i volumi al contesto in un gioco dinamico tra vasi comunicanti, tra pieni e vuoti, metallo e aria, astrattismo e concretezza, modellando disegno e corpi sulle caratteristiche di un’area esposta, oltre che a un intenso traffico, a un’alta ventosità. Motore del progetto, la pulsione della ricerca, il desiderio di un incontro, non solo con un tassello della città, ma anche con il punto di vista critico dei suoi abitanti, diffidente o appassionato che sia. Come nuvola sospesa sul cemento, opera aperta in spazio circolare, “Open Air Conditionated” prova così a coinvolgere tutti, a muovere gli sguardi verso luoghi che prima nessuno osservava, a sollevare domande sull’habitat umano, sull’identità urbana, sul bene comune. Un invito alla riflessione che, seguendo l’orologio della vita cittadina, viene diffuso anche in versione notturna, dai corpi illuminanti montati da Behr all’interno dell’opera, temporizzati con l’accensione dei fari pubblici che circondano la rotatoria.
A completare e perfezionare l’installazione – che rientra nel Social Challenges Innovation Platform, il progetto per la riqualificazione urbana cofinanziato dalla Commissione Ue al quale FestiWall ha aderito – sarà l’innesto di elementi vegetali del territorio ibleo attorno e dentro la scultura, suggerito dallo stesso autore.
Abbracciando in pieno la logica del riuso di materiali dimenticati, cara allo street artist tedesco, il Festival di arte pubblica chiude così il cerchio sulla passata edizione, proiettandosi verso la quinta e ultima a Ragusa, concentrata, stavolta, sull’area industriale del capoluogo.