Ha fatto della sua passione il suo lavoro il chirurgo ortopedico Giorgio Sallemi, attuale primario del reparto di Ortopedia all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa. Un medico che si è fatto un nome degno di stima non solo tra i colleghi, ma in particolare tra i pazienti che decidono di affidarsi alle sue cure.
Il dottor Giorgio Sallemi vanta una lunga esperienza nella chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio, del menisco, del crociato e dei traumi. Ha iniziato la sua carriera a Firenze dove è rimasto per 20 anni prima di decidere di ritornare nella sua città natale, Ragusa. E sul fatto che avrebbe fatto il chirurgo ortopedico, non ha dubbi, era il suo destino: “Ho mangiato pane, nutella e ortopedia”, scherza.
Noi lo abbiamo incontrato e abbiamo deciso di fare una lunga chiacchierata con lui e in questa intervista ci racconta la sua vita, la sua professione, la sua passione.
Dottor Sallemi, una domanda personale: quando nasce la sua passione per la medicina?
“Dunque, diciamo pure che è una passione di famiglia, visto che la mia è la quinta generazione di medici. Non so se nella vita avrei potuto fare altro, penso di si, ma sono contento di ciò che faccio e dove lo faccio, cioè a Ragusa, la mia città natale e in un ospedale pubblico”.
Il suo interesse è stato fin da subito rivolto verso la chirurgia ortopedica?
“Direi proprio di si. Ho mangiato pane, nutella e ortopedia. Mio padre si occupava di ortopedia e da ragazzo avevo la passione per il fai-da-te. Ero il meccanico del gruppo, aggiustavo i motorini di tutti i miei amici. Può sembrare strano ma l’ortopedia ha molto a che fare con i lavori manuali”.
In che cosa è specializzato in particolare?
“Diciamo pure che sono un po’ fuori dal coro. A mio avviso, la super-specializzazione non ha senso ma se proprio devo dire qualcosa nello specifico, direi che le protesi all’anca, al ginocchio e al menisco sono certamente le operazioni che più pratico e, naturalmente, tutti i traumi”.
Quali sono le patologie più diffuse?
“La frattura del femore negli anziani. E questo perché la popolazione sta invecchiando. Solo l’anno scorso, ne ho fatte 300, un numero davvero impressionante. La frattura del femore è dovuta alla decalcificazione dell’osso, non solo ad una caduta, quindi è un processo abbastanza comune. Molto diffusa anche l’artrosi, cioè il consumo delle articolazioni”.
Quali sono le nuove frontiere dell’ortopedia?
“Nell’iper futuro e parlando di fanta-medicina, penso che si riuscirà a prevenire il consumo di cartilagine e magari nasceranno delle terapie per prevenire delle fratture. Ma, ripeto, stiamo parlando di fanta-medicina. Eppure neanche troppo”.
Qual è stato il suo intervento più difficile?
“Sicuramente i politraumatizzati non li dimentichi. Mi ricordo di una ragazza investita sul ponte di Modica: aveva fratture a tutti gli arti, il bacino, una lesione all’arteria femorale e un trauma addominale. Si è salvata. E’ stata una buona giornata”.
Medicina nel territorio ibleo: come la giudica?
Credo che il livello della chirurgia praticata a Ragusa, sia da me che da tutti i miei collaboratori, sia di un livello qualitativo medio-alto, con punte di eccellenza come cardiologia, rianimazione, neurologia e terapia intensiva neonatale. A Ragusa abbiamo un grandissimo vantaggio: siamo in grado di gestire le cosiddette patologie tempo-dipendente proprio perché i reparti sono concentrati in un unico ospedale. Io naturalmente posso parlare principalmente del mio reparto e posso dire che un paziente su quattro viene in Ortopedia da fuori provincia: penso che questo sia un dato importante”.
Chi è il dottor Sallemi quando non veste i panni del chirurgo?
“Credo non si smettano mai i panni del chirurgo. A casa non sono il tipo di persona che dice: <<non si parla di lavoro>>. Io amo parlare del mio lavoro, come di altre cose. Per me è normale parlare con la mia famiglia di ciò che mi accade durante il giorno. Ma sono anche un uomo che ha moltissimi hobby: amo lo sport, vado in vela e mi piace il mare”.