Sabato 28 settembre nel Salone delle feste della Misericordia, dinanzi a
un’ampia cornice di pubblico, si è svolta la presentazione in PRIMA
NAZIONALE del libro “Giorgio La Pira sindaco innovativo, la reinvenzione
del modo di governare oltre la planologia” di Corrado Monaca, pubblicato
da Città Nuova editrice di Roma. L’iniziativa, che segna la ripresa
delle attività del CENTRO STUDI “GIORGIO LA PIRA” Istituto
culturale valdelsano, è stata organizzata in collaborazione con la
Confraternita della Misericordia.
Erano presenti, oltre l’autore, i relatori: MARCO RICCERI segretario
generale dell’Eurispes; MARIO PRIMICERIO presidente della Fondazione
“Giorgio La Pira” di Firenze e già sindaco di quella città; VALLIS
BERTI e GIANFRANCO LORINI, rispettivamente governatore in carica e
governatore emerito della Misericordia; PAOLO MARROCCHESI, fondatore e
presidente del Centro studi valdelsano “Giorgio La Pira”. Presenti, tra
il pubblico, il nipote omonimo di Giorgio La Pira e numerosi
amministratori e imprenditori di Prato, accademici di Pisa e dei Comuni
limitrofi.
L’autore, conterraneo di La Pira, docente, tecnico e imprenditore, con
un passato da amministratore pubblico e presidente nazionale di un noto
movimento ambientalista, presenta nel suo libro il “sindaco santo” di
Firenze da una nuova prospettiva, interpretando la sua azione
amministrativa alla luce dei moderni approcci alla scienza planologica.
Dopo i saluti di rito alle autorità, Marrocchesi, nell’intervento di
apertura, ha tracciato un ritratto di Giorgio La Pira, “democristiano
senza tessera”, professore universitario, padre costituente, deputato,
teologo, pellegrino di pace e sindaco di Firenze, “santo già in vita”.
Marco Ricceri, seguendo le suggestioni offerte dal testo di Monaca, ha
sottolineato la concretezza lapiriana come tratto distintivo e
qualificante del suo agire politico. “Negli anni ’60 – ha spiegato –
oltre a organizzare i Colloqui Mediterranei sui grandi temi del Mondo,
La Pira affrontava e risolveva i problemi concreti e quotidiani dei
cittadini di Firenze: scuole, asili nido, case popolari, reti fognarie e
strade”. A rendere possibile tutto ciò fu “un modello di intervento
pubblico-privato attivo e partecipativo”, ispirato alla britannica
Compagnia delle Indie Orientali: la cosiddetta “Compagnia delle Indie
fiorentina”. Lo sforzo collettivo di cooperazione tra soggetti diversi
(società civile, associazioni, imprenditori) in vista di obiettivi
precisi, ispirati ai principi del bene comune e fissati attraverso
l’ascolto dei bisogni della cittadinanza, ebbe una ricaduta positiva su
tutta la c omunità, sia in termini sociali che economici. In termini
moderni, un “impact investing”.
Mario Primicerio ha approfondito il forte ancoraggio di La Pira ai
principi cattolici, che animava la sua politica. La sua forza, ha
ricordato il relatore, stava nel considerare la politica un servizio
verso gli altri, in particolare gli ultimi e i più poveri. Un principio
o meglio una “visione”, questa, che si ritrova nella concretezza delle
sue azioni, nel dialogo, nella mediazione negoziata con avversari e
interlocutori. “Un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti –
scriveva La Pira a Fanfani, in un brano citato ad esempio – abbandona i
poveri, sfrattati, licenziati, sfruttati e così via, è come un pastore
che per paura del lupo abbandona il suo gregge”. Per La Pira governare
era un atto d’amore. “Bisogna che la politica abbia un’anima, altrimenti
anche la planologia, la Compagnia delle Indie e tutto il resto, si
riducono a un burocratico efficientismo”, ha concluso Primicerio, il qu
ale ha apprezzato il libro di Monaca perché intende “proporre ai
giovani la figura di La Pira per un nuovo modo di governare”.
Non è mancata, nei vari interventi, la rievocazione di ricordi
personali di Giorgio La Pira. In particolare, Ricceri ha ricordato
quando – giovane studente universitario – disertava le altre lezioni per
seguire quelle affollatissime e affascinanti di Giorgio La Pira sul
Diritto Romano. Primicerio ha ricordato, invece, momenti e retroscena
del suo viaggio con La Pira nel Vietnam di Ho Chi Minh (1965), per una
missione di pace informale, poi fallita, ma che avrebbe potuto cambiare
il corso della storia ed evitare morti e distruzioni ai paesi
belligeranti.
Corrado Monaca, nell’intervento conclusivo, ha sottolineato come a più
di quarant’anni dalla scomparsa, il pensiero e l’opera di La Pira siano
ancora vitali, vivi e attuali, capaci di sviluppare nuovi punti di
vista, riflessioni stimolanti e nuovi modelli di intervento sui temi e
sui problemi d’oggi, puntando al bene comune, spesso sopraffatto
dall’egoismo e dall’individualismo. Secondo l’autore, insomma,
l’applicazione di una pianificazione strategica nella P.A. consentirebbe
di migliorare la governance futura delle città. Monaca, infine, ha
annunciato che la casa dove La Pira trascorse la sua infanzia, a
Pozzallo in Sicilia, ha ottenuto il vincolo di tutela dal Governo della
Regione siciliana di Nello Musumeci.