Un bassorilievo in terracotta realizzato dal maestro Giovanni Scalambrieri è stato donato all’Unità complessa di Neonatologia dell’ospedale Giovanni Paolo II nel corso della prima delle iniziative che l’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa ha programmato per le festività natalizie. Il bassorilievo rappresenta la Vergine Maria ed è un riferimento alla sua maternità e a quella di tutte le altre donne. La santa messa in cappella è stata caratterizzata dalla partecipazione dell’associazione “Nati per crescere”. A officiare il rito religioso il direttore dell’ufficio diocesano, don Giorgio Occhipinti, mentre la santa messa è stata animata dal coro del santuario dell’Addolorata di Monterosso Almo. Subito dopo un altro appuntamento molto significativo, vale a dire la benedizione dei bambini e del nuovo reparto di Neonatologia. Ieri mattina, poi, in cappella, c’è stata la benedizione dei bambinelli che saranno collocati nel presepe o a casa durante le feste natalizie. Don Occhipinti ha voluto concentrare la propria attenzione sulle fragilità ribadendo una serie di concetti che meritano attenzione. “C’è una parola che si sente sempre più spesso quando si parla di nuove iniziative nei reparti – spiega – è “umanizzazione” ed esprime in modo concreto il tentativo, in corso ormai da qualche anno da parte dell’ufficio di Pastorale della salute, di passare dalla semplice cura di una patologia alla presa in carico globale della persona malata. Molti pazienti, infatti, soffrono di quella strana sospensione del tempo e dello spazio che si verifica nella corsia di un ospedale o nella sala di un day hospital, patiscono l’essere costretti a lunghe attese senza che nulla li distragga dal pensiero della propria condizione, risentono dell’isolamento dai propri cari e dagli ambienti familiari. Molti dei medici che vivono ogni giorno a contatto con i malati se ne sono accorti e hanno iniziato ad occuparsi di questo tipo di disagio, consapevoli di quanto, negli ultimi anni, è emerso da numerosi studi, e cioè che l’ansia e lo stress dovuti all’ospedalizzazione aggravano le condizioni del paziente, lo rendono più vulnerabile e meno in grado di affrontare con la necessaria forza d’animo le terapie programmate per contrastare la malattia. Per questo in molti reparti è in corso un ripensamento che coinvolge la struttura architettonica dei locali ma anche l’organizzazione della giornata per i pazienti, nonché dei lunghi intervalli che intercorrono tra una terapia e un esame, tra una visita dei parenti e una del medico. Trasformazioni di questo genere sono in atto negli ospedali Giovanni Paolo II e Maria Paternò Arezzo attraverso piccole ma importanti iniziative che rendono l’idea del cambiamento culturale, umano e religioso in atto”.