Domenica 31 maggio sarà celebrata la XIX Giornata nazionale del sollievo, istituita nel 2001 con direttiva del presidente del Consiglio dei ministri per «promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione». Nel corso degli anni, considerando i bisogni concreti delle persone malate e sofferenti, il significato della Giornata è andato ampliandosi, abbracciando tutte le condizioni di malattia ed esistenziali che comportano sofferenza, pur mantenendo un posto di rilievo la fase terminale della vita. Ieri, l’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa, diretto da don Giorgio Occhipinti, ha celebrato la Giornata diocesana del sollievo nei locali dell’hospice Maria Paternò Arezzo all’insegna del claim “Curare per guarire è spesso possibile, prendersi cura per il sollievo è sempre possibile”. Prima dell’inizio della celebrazione eucaristica, tenutasi in corsia, nel pieno rispetto delle misure e delle cautele dettate dall’emergenza sanitaria, don Occhipinti ha voluto ringraziare l’impegno e la dedizione profuse da Antonella Battaglia (responsabile dell’hospice) e da Stefania Antoci (che opera sempre nello stesso hospice), rispettivamente vicedirettore e segretario della Pastorale della salute, nel portare avanti tutti gli impegni che stanno caratterizzando l’anno pastorale. “Quella che abbiamo celebrato ieri – ha spiegato don Occhipinti – è una Giornata che non vuol essere “una” giornata solo per chi è sofferente e malato, ma stiamo parlando di una ricorrenza che si propone di risvegliare, in tutti e in modo duraturo, la sensibilità verso ciò che è concretamente possibile fare per raggiungere il sollievo dal dolore; una sensibilità oggi più che mai sopita dalla fretta e da una certa ineducazione, talvolta da impreparazione e paura, a confrontarsi in modo maturo, empatico, solidale e propositivo con la sofferenza e con il dolore. Una Giornata, dunque, anche con un intento educativo, che coinvolge tutti, non solo chi per professione si prende cura delle persone sofferenti: infatti, il sollievo può essere facilitato da un atto di dono della propria attenzione, del prendersi cura e della presenza accanto a chi soffre. Il ruolo dei volontari è a tale proposito molto importante, completa e integra il lavoro di professionisti sanitari per il raggiungimento del sollievo. La Giornata ha una connotazione affermativa e propositiva: non è direttamente “contro” il dolore o la sofferenza, ma “a favore” del sollievo, cioè l’esperienza di sospensione o affrancamento dalla sofferenza e dal dolore in chi è malato e nelle persone care. Il sollievo è sempre possibile, anche nei casi in cui la persona permane nella condizione di malattia o al termine della vita. Un sollievo che può essere raggiunto grazie a nuovi e sempre più efficaci farmaci e terapie, ma anche attraverso una cura umana fatta di attenzione, tenerezza, vicinanza, sostegno e amore. Sollievo non significa solo affrancamento dal dolore fisico o da altri sintomi, significa anche rispetto e centralità della persona. Sollievo come obiettivo della cura globale della persona anche quando non è possibile la guarigione, sollievo come via finale comune, meta e tappa al tempo stesso di diverse forme di sofferenza”.