• Nel mese di marzo 2019, i militari della Compagnia di Vittoria hanno concluso una verifica fiscale nei confronti di una società esercente il commercio di smartphone on-line, con vendite effettuate esclusivamente attraverso il noto sito e-commerce “Amazon”.
L’attività è scaturita dall’esecuzione di un controllo incrociato richiesto da un altro Reparto del Corpo, che ha fatto emergere delle anomalie, poi confermate in sede di verifica.
Grazie ai successivi approfondimenti, i militari hanno scoperto il sistema di frode messo in atto, basato principalmente sull’improprio utilizzo del cd. regime IVA del “Reverse charge”.
Tale regime, previsto esclusivamente per determinate operazioni, consente di effettuare acquisti e vendite tra fornitori operanti nel medesimo settore senza l’applicazione dell’IVA, rinviandone l’addebito solo nel momento della cessione al consumatore finale, soggetto sul quale l’imposta è destinata ad incidere.
Il modus operandi messo in atto per evadere l’IVA prevedeva, alternativamente, l’omessa fatturazione delle operazioni di vendita o, come registrato nella maggior parte dei casi, la cessione a consumatori finali, qualificati indebitamente come operatori commerciali per omettere l’applicazione dell’IVA.
Tale meccanismo, oltre a garantire un ingente indebito guadagno al rappresentante legale della società verificata, ha permesso l’applicazione alla clientela di un prezzo di vendita degli smartphone di gran lunga più basso rispetto a quello normalmente praticato sul mercato.
Sulla base degli elementi raccolti, il G.I.P. presso il Tribunale di Ragusa ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo e per equivalente, che ha portato al sequestro di un immobile ubicato in una zona archeologica in provincia di Siracusa, un’imbarcazione, un motoveicolo nonché somme di denaro per un importo complessivo di circa 300 mila euro.
• Sempre nel mese di marzo 2019, l’operazione “Carbon Tax”, condotta dai militari della Compagnia di Ragusa, ha permesso di portare alla luce l’esistenza di un collaudato sistema per ottenere indebiti crediti d’imposta basati su fittizi consumi di carburante, posto in essere dai rappresentanti legali di 4 aziende di autotrasporto presenti nei comuni di Comiso, Ragusa e Vittoria, operanti nel comparto agroalimentare.
In particolare, sono stati avviati approfondimenti presso le aziende interessate, controllando le voci relative all’acquisto di carburante e incrociando i dati con quelli rilevati presso i distributori stradali, circa 100 imprese sul territorio nazionale, dove il rifornimento dei mezzi risultava essere stato effettuato.
Altri controlli hanno riguardato, poi, la compatibilità dell’impiego dei camion rispetto alle effettive potenzialità delle aziende ed alle commesse di lavoro gestite.
L’attività investigativa condotta ha fatto emergere irregolarità in tutti i casi esaminati, acclarando la falsità di numerose fatture di acquisto del carburante, che, da un lato, sono state riportate tra i costi di esercizio delle aziende per abbattere il reddito imponibile, dall’altro, sono state presentate all’Agenzia delle Dogane, al fine di ottenere un consistente credito di imposta fraudolento da utilizzare quale strumento di compensazione sul pagamento di altri debiti erariali.
Nel dettaglio, è stato accertato come le fatture false utilizzate venissero prodotte dalle stesse aziende di trasporto interessate alla truffa, utilizzando i medesimi format, che riproducevano documenti intestati a distributori stradali realmente esistenti, ubicati sia in regione che fuori regione, ignari però dell’indebito utilizzo del loro nome.
In totale sono state acquisite ed analizzate circa 9 mila fatture, di cui oltre 2 mila sottoposte a sequestro perché ritenute false, per un importo di circa 1,8 milioni di euro.
Solo con riferimento al beneficio di cui alla cd. “Carbon tax”, i soggetti coinvolti hanno ottenuto l’indebita percezione di un credito d’imposta per circa 300 mila euro.
A questi vanno poi aggiunti i costi fittizi portati in detrazione ai fini delle imposte sui redditi e dell’IVA, che hanno portato ad un ulteriore fraudolento risparmio rispetto a quanto effettivamente dovuto all’erario.
I responsabili delle quattro aziende coinvolte sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per reati di falso e truffa ai danni dello Stato, per l’indebito conseguimento di erogazioni pubbliche, nonché per l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Sulla scorta delle risultanze emerse, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo e per equivalente dei beni e delle risorse economiche riconducibili ai soggetti coinvolti, per un valore di circa un milione di euro.
In forza di tale provvedimento ablativo, i militari della Compagnia hanno sottoposto a sequestro denaro, beni mobili ed immobili (case, capannoni) e quote societarie per oltre mezzo milione di euro a carico delle 4 società coinvolte e di 7 persone fisiche, tra soci ed amministratori, responsabili della truffa e dei fatti di evasione fiscale contestati per un valore complessivo oltre 533.000 euro.
CONTRASTO AGLI ILLECITI IN MATERIA DI SPESA PUBBLICA E ALL’ILLEGALITÀ NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
• Nel mese di luglio 2019, sono state eseguite due ordinanze cautelari nei confronti di altrettante organizzazioni ritenute responsabili di un’ingente truffa ai danni dell’INPS e di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro beni e risorse economiche per un valore pari ad oltre 65.000 euro nei confronti degli indagati e sono stati bloccati pagamenti da parte dell’Ente Previdenziale per circa 470.000 euro.
Nel complesso, nell’ambito di due distinte indagini coordinate dall’A.G. iblea, sono stati eseguiti:
– (“Operazione Ingaggio”) un’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore agricolo di Comiso e l’obbligo di presentazione alla P.G. per altri tre soggetti, il fratello del predetto imprenditore, un consulente del lavoro e un imprenditore agricolo, questi ultimi di Santa Croce Camerina;
– (“Operazione Mercurio”) un provvedimento che dispone l’obbligo di dimora nei confronti di tre persone, un imprenditore agricolo di Ispica e due braccianti agricoli di nazionalità tunisina.
L’operazione “Ingaggio” è stata condotta dalla Compagnia di Ragusa e ha permesso di accertare come il citato imprenditore, avvalendosi anche della complicità del predetto professionista, a fronte di circa 2.000 giornate necessarie per l’esecuzione delle colture dichiarate, ha effettuato comunicazioni all’INPS per l’assunzione fittizia di circa 400 posizioni di O.T.D. , per un totale di 16.852 giornate di lavoro dichiarate. Si tratta di n. 150 lavoratori che hanno lavorato solo cartolarmente, al fine di percepire indebiti pagamenti di indennità di disoccupazione, di malattia, maternità ed assegni familiari, anche a favore di famiglie composte da numerosi soggetti, non sempre presenti sul territorio nazionale.
Le indagini hanno fatto emergere che i lavoratori fittizi corrispondevano al datore di lavoro una parte somme ricevute nella misura di circa 14/17 euro per ogni giornata di falso ingaggio.
Sono state anche riconosciute nei confronti dei titolari delle azienda agricole ipotesi di reato di sfruttamento dell’immigrazione clandestina, in quanto in almeno 30 casi i contratti fittizi sono stati utilizzati per richiedere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno presso la locale Questura.
I due titolari delle aziende agricole, anche per rendere più verosimile la presenza di braccianti, curavano comunque l’esecuzione di una minima attività lavorativa all’interno dei fondi a disposizione. Per tale attività però veniva impiegata forza lavoro irregolare, pari ad oltre 10 unità, sottopagata con circa 3 euro l’ora e tenuta in condizioni igienico sanitarie ed abitative precarie, circostanze che hanno anche fatto emergere a carico degli indagati ipotesi di reato di caporalato.
Nel complesso sono 180 le persone indagate in questo filone d’indagine.
La seconda indagine (Operazione “Mercurio”) ha visto impegnati i militari della Tenenza e della Sezione Operativa Navale di Pozzallo che sono riusciti a dimostrare come il titolare di una ditta individuale, operante in Ispica (RG) nel settore della vendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, avesse messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere finalizzata ai reati di truffa aggravata, falso, favoreggiamento aggravato all’immigrazione clandestina, emissione di fatture per operazioni inesistenti, lesioni aggravate ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Le investigazioni hanno permesso di accertare come il predetto imprenditore abbia ingaggiato fittiziamente centinaia di braccianti agricoli al fine di creare i presupposti per far conseguire ad essi, dietro compenso, l’indennità di disoccupazione, assegni familiari, ed altre indennità, nonché, in alcuni casi, un valido titolo per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno e accedere all’istituto del ricongiungimento familiare.
Il suddetto indagato, sebbene non risultasse né proprietario né locatario di fondi agricoli, aveva creato un ramo d’azienda del tutto fittizio, “attivo” nel settore della raccolta del frutto pendente (cc.dd. aziende senza terra), assicurandosi così tutti i vantaggi contributivi riservati ai produttori agricoli. Le indagini hanno permesso di accertare come i contratti di lavoro facenti capo al suddetto ramo d’azienda fossero del tutto fittizi, mentre gran parte delle operazioni contabili ad essi ricollegabili sono state artatamente “aggiustate” con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un valore di 400.000 euro.
I due soggetti tunisini oggetto dei provvedimenti cautelari hanno svolto il ruolo di veri e propri procacciatori di finti braccianti agricoli.
Nel complesso sono 113 le persone indagate in questo filone d’indagine.
• Nel periodo gennaio/novembre 2019, i militari della Compagnia di Vittoria hanno condotto l’operazione “Double Pass”, una delicata e articolata indagine che si è conclusa con l’applicazione di quattro misure interdittive di sospensione dai pubblici uffici disposte dall’Autorità Giudiziaria nei confronti di altrettanti dipendenti in servizio presso il Consultorio di Vittoria.
L’attività di servizio ha messo in luce una consolidata prassi di assenteismo realizzata attraverso un sistematico aggiramento delle prescrizioni sull’utilizzo dei badge per la rilevazione delle presenze nel pubblico impiego a danno dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa (ASP n. 7).
Mediante l’ausilio di riprese video è stato possibile rilevare un sistema ben rodato e collaudato di fraudolenta reciproca solidarietà e mutua collaborazione di taluni colleghi dello stesso ufficio di lavoro, fra dirigenti, medici e paramedici, colti a timbrare “i cartellini”, oltre che per loro stessi anche per conto di altri.
Fondamentale è stata altresì l’attività di appostamento e pedinamento poiché ha consentito di individuare i luoghi frequentati durante le ore di servizio non effettuate. In moltissimi casi gli indagati anziché dedicarsi alle mansioni loro demandate, si allontanavano abitualmente dal luogo di lavoro per girovagare per le vie cittadine, recarsi in palestra, fare la spesa o dedicarsi ad altre esigenze personali. Altre volte, invece, consegnavano il badge a colleghi compiacenti, affinché lo utilizzassero al loro posto per far rilevare falsamente la presenza dell’interessato.
Le condotte contestate agli indagati sono quelle di truffa ai danni di un ente pubblico e di fraudolenta attestazione della presenza in servizio.
CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA
• In data 22 ottobre 2019, presso il Porto di Pozzallo i militari della Tenenza a quella sede hanno fermato un autoarticolato appena sbarcato dal catamarano proveniente da Malta, rinvenendo al suo interno oltre 430.000 articoli tra merce contraffatta e giocattoli recanti marchi mendaci, non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza.
L’analisi della documentazione di accompagnamento della merce permetteva di accertare che il carico, proveniente dalla Cina, era stata introdotta sul territorio comunitario attraverso Malta, dove aveva assolto alle procedure di sdoganamento e da lì spedito verso l’Italia dove era destinato ad un’attività commerciale di vendita all’ingrosso di casalinghi e accessori, localizzata all’interno del polo commerciale di Misterbianco (CT) e gestita da un soggetto di etnia cinese.
Mentre i finanzieri di Pozzallo, unitamente ai funzionari doganali, procedevano al sequestro del carico e del mezzo utilizzato per il trasporto, un’aliquota composta da militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ragusa si dirigeva nel luogo di dichiarato destino della merce per individuare il deposito ed effettuare un approfondito controllo.
All’atto dell’accesso in quella che dall’esterno sembrava una normale attività commerciale, i militari si ritrovavano di fronte a tre depositi ove erano stipati cartoni e merce, di cui una parte appariva della stessa tipologia di quella rinvenuta a bordo dell’autoarticolato fermato al porto di Pozzallo.
L’attività svolta ha così consentito di individuare e sottoporre a sequestro, sia penalmente che amministrativamente, circa 3.000.000 di prodotti di ogni genere, tra i quali:
– orologi e accessori di telefonia contraffatti;
– prodotti per la casa, apparecchi per illuminazione e addobbi natalizi privi del marchio CE ovvero riportante il marchio China Export;
– giocattoli per bambini che riproducevano illecitamente noti brand (Marvel, Disney, LOL e PjMask, etc.);
– cosmetici e profumi privi di qualsivoglia indicazione circa le origini e la qualità del contenuto;
– etichette adesive di importanti aziende dell’Hi-tech, pronte per essere applicate illecitamente su apparecchiature elettroniche ed informatiche.
L’operatore economico, risultato già gravato da precedenti specifici per analoghi fatti, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per i reati di contrabbando, ricettazione, contraffazione, frode contro le industrie nazionali, vendita di prodotti industriali con segni mendaci (Made in Italy).
Inoltre è stato segnalato alla Camera di Commercio per i prodotti non sicuri.
• Fra il 17 e il 18 marzo 2020, durante la situazione emergenziale correlata alla crescente diffusione del COVID-19, militari della Compagnia di Ragusa e della Tenenza di Modica, nei comuni di Ragusa e Scicli, hanno sequestrato oltre 250 mascherine non sicure, alcune delle quali commercializzate presso una farmacia come dispositivi medici, tutte messe in commercio, tra l’altro, in violazione delle disposizioni recate dal Codice del consumo e in materia di sicurezza prodotti.
Al termine delle operazioni, i titolari delle attività economiche sono stati segnalati alla competente Camera di Commercio.
Inoltre, per uno di loro, è stata inoltrata una segnalazione alla locale Procura della Repubblica per l’ipotesi di reato di frode in commercio. Infatti per quest’ultimo l’analisi della documentazione contabile acquisita dai militari, ha permesso di accertare la vendita di oltre 1.800 mascherine – cedute ad ignari clienti convinti di acquistare un prodotto sicuro ed efficace per la protezione primaria – avvenuta attraverso la semplice indicazione sullo scontrino fiscale di un codice univoco riferibile al prodotto, certificandolo indebitamente quale dispositivo medico CE.
• A fine marzo 2020, i militari della Compagnia di Vittoria hanno sequestrato circa 4.500 litri di “sanificante per le mani”, di cui oltre 2.100 litri già confezionato in circa 4.000 flaconi posti in vendita recando una etichetta con dicitura ingannevole, in mancanza della prevista autorizzazione del Ministero della Salute.
In particolare, i finanzieri hanno proceduto all’accesso all’interno di una nota azienda vittoriese che, approfittando dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, avrebbe affiancato all’originaria attività di produzione di saponi e detersivi quella più remunerativa di produzione di sanificante per le mani, condotta però in carenza delle prescritte autorizzazioni.
L’attività portata a termine e le conseguenti perquisizioni nei locali della società hanno consentito il sequestro di oltre 1.500 litri di sanificante già confezionato e pronto per essere immesso in consumo, nonché di ulteriori 2.300 litri circa di analogo composto liquido, da riversare nelle boccette per la vendita al dettaglio.
La contestuale analisi della documentazione contabile acquisita all’atto dell’accesso ha inoltre consentito di:
– procedere al tempestivo intervento dei Reparti del Corpo competenti per territorio nei confronti di farmacie site in Catania, nel comune di Riposto (CT) e ad Enna, dove si è proceduto al sequestro di ulteriori 406 flaconi da 100 ml. posti in vendita;
– ricostruire l’intera rete di vendita dell’azienda ipparina che ha avuto tra i principali clienti una grande catena di distribuzione commerciale di Ragusa, mediante la quale le confezioni di prodotto (oltre 18.000 flaconi di gel e spray sanificante in confezioni da 100 e 500 ml) sono state rivendute, in oltre 135 punti vendita dislocati su tutto il territorio della Regione Sicilia.
La società di distribuzione ha disposto immediatamente il blocco alla vendita con il contestuale ritiro del prodotto ancora invenduto (allo stato 2.370 flaconi da 100 ml. e 500 ml. per complessivi 653 l.).
All’esito della complessiva attività svolta, il titolare della fabbrica di Vittoria è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di frode nell’esercizio del commercio.
• In data 30 marzo 2020, militari della Compagnia di Vittoria hanno effettuato un accesso presso tre punti vendita dislocati nei comuni di Vittoria e Comiso, riconducibili ad una società esercente l’attività di “commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari”, nel corso dei quali sono stati sottoposti a sequestro circa 550 litri di alcol confezionati in oltre 780 flaconi, pronti ad essere venduti ad un prezzo elevato, applicando un ricarico esponenziale rispetto al costo di acquisto.
In particolare, dagli accertamenti eseguiti dai finanzieri, è emerso che il prodotto in parola veniva venduto ad un prezzo di 5 euro al litro, applicando così un ricarico di ben oltre il 330% rispetto al prezzo di acquisto.
Il titolare della società ipparina è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per violazione dell’art. 501 bis del codice penale “manovre speculative su merci”, che punisce tale comportamento con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 516 euro a 25.822 euro.
CONTROLLO DEL TERRITORIO E CONTRASTO AI TRAFFICI ILLECITI VIA MARE
• In data 29 gennaio 2019, militari appartenenti alla Tenenza di Pozzallo, nell’ambito dell’intensificazione delle attività di controllo e contrasto ai traffici illeciti al Porto, hanno fermato un trentaduenne maltese, in procinto di imbarcarsi sul catamarano diretto a Malta, che, alla giuda di un autoarticolato, trasportava un ingente quantitativo di sostanza stupefacente.
Dopo i preliminari controlli di rito e a seguito delle inequivocabili segnalazioni delle due unità cinofile antidroga appartenenti alla Compagnia di Siracusa, i militari hanno intrapreso un’accurata attività di perquisizione, condotta sulla persona, sui bagagli e sull’intero TIR, il quale è stato completamente scaricato da tutta la merce trasportata, nel caso di specie migliaia di chili di derrate alimentari congelate.
L’intensa e meticolosa attività di ispezione hanno consentito di rinvenire, occultati all’interno di cinque grandi pacchi imballati per spedizioni, ben 114 colli di marijuana, perfettamente sigillati sottovuoto, per un peso complessivo di 230,9 kg.
Le modalità di occultamento e la scelta di un vettore ritenuto “affidabile” avevano chiaramente la finalità di consentire un agevole passaggio ai controlli, confidando probabilmente nel fatto che un TIR commerciale non destasse particolari sospetti circa il carico trasportato.
La sostanza stupefacente è stata sottoposta a sequestro, mentre l’autista del camion è stato tratto in arresto ed associato, su disposizione dell’A.G. competente, presso la casa circondariale di Ragusa.
• Nel mese di aprile 2019, una task force composta da unità navali e terrestri del Corpo, nell’ambito dell’operazione denominata “Libeccio International”, hanno effettuato il sequestro di 6,2 tonnellate di hashish trasportate in una barca a vela “LUNA III”, un monoalbero di 12 mt. battente bandiera spagnola.
Ancora una volta le capacità dei team specializzati del Corpo hanno consentito ai finanzieri di salire a bordo del natante sospetto e bloccare l’equipaggio, prendendone il controllo, dopo aver constatato la presenza dell’ingente carico.
L’imbarcazione è stata successivamente condotta presso il Porto di Pozzallo per l’effettuazione delle attività di polizia giudiziaria.
A seguito della perquisizione sono stati rinvenuti 231 tipici sacchi di iuta contenenti cinque differenti qualità di hashish, contraddistinti da suggestivi loghi o cifre, tra i quali, questa volta, anche quello di una nota casa automobilistica.
Le Fiamme Gialle, dopo aver preso contatti con la Procura della Repubblica di Ragusa, hanno sequestrato l’imbarcazione, la sostanza stupefacente trasportata e la strumentazione di bordo utile alla ricostruzione della reale rotta seguita.
I tre membri dell’equipaggio, tutti di nazionalità spagnola, sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Ragusa.
• Nel mese di maggio 2019, militari della Compagnia di Vittoria hanno sottoposto a sequestro una piantagione di “cannabis indica” costituita da circa 10.000 piante, in una vasta area agricola tra i comuni di Gela e di Vittoria.
In particolare, l’attività d’indagine ha permesso di scoprire l’esistenza di tre serre con all’interno piante di marijuana, aventi un’altezza media tra gli 80 ed i 120 cm, ben occultate alla vista di eventuali osservatori da una “barriera” di ortaggi ad alto fusto.
L’indagine è stata svolta mediante numerosi appostamenti, a seguito dei quali sono stati notati movimenti sospetti da parte di alcuni soggetti che, prima di accedere al viottolo che conduce alle serre sequestrate, soprattutto nelle ore serali, effettuavano ripetute perlustrazioni del perimetro al fine di scongiurare la possibilità di essere scoperti.
Una volta identificata la persona ritenuta responsabile dell’illecita coltivazione, in data 6 maggio 2019, è stata effettuata l’irruzione all’interno dell’area agricola ed il soggetto, intento a vigilare l’area, alla vista dei militari, si è dato alla fuga attraverso le campagne ed un vicino corso d’acqua, ma è stato poco dopo individuato con ancora indosso i vestiti bagnati e tratto in arresto.
La perquisizione operata nella piantagione ha portato alla luce un ingegnoso impianto serricolo, dotato di tutti gli accorgimenti necessari a garantire l’ottima riuscita della coltivazione impiantata. Infatti, nei pressi delle serre, è stata rinvenuta una vasca in cui veniva fatta confluire l’acqua del vicino fiume che poi tramite una pompa, alimentata da un gruppo elettrogeno, consentiva un’irrigazione regolare delle piante di marijuana attraverso un sofisticato sistema di tubi che garantiva adeguata acqua ad ogni singola pianta. Nell’area era presente altresì un piccolo caseggiato rurale, utilizzato per la guardiania della piantagione, all’interno del quale gli investigatori hanno rinvenuto e sequestrato una radiotrasmittente ed un binocolo, usati per meglio sorvegliare l’area.
Il soggetto arrestato, su disposizione dell’A.G., è stato associato alla Casa Circondariale di Ragusa e la sostanza stupefacente, un telefono cellullare nonché tutta la strumentazione utilizzata per la vigilanza e l’irrigazione dell’impianto è stata sottoposta a sequestro.
• In data 31 gennaio 2020, militari della Compagnia di Ragusa hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Ragusa nei confronti di un cittadino ragusano, “amministratore di fatto” di una locale azienda florovivaistica, e di un soggetto rumeno, “gestore” di un fondo agricolo; entrambi sono stati indagati per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti mediante la coltivazione di una vasta piantagione di marijuana.
Il provvedimento è giunto a conclusione di un’indagine che ha permesso, presso il Comune di Santa Croce Camerina, il sequestro di una piantagione di “cannabis indica”, costituita da circa 7.000 piante trovate in piena fioritura e pronte per la raccolta, per un peso complessivo di 5 tonnellate. Le quattro serre erano collocate in una vasta area di oltre 10.000 mq in una zona agricola che si estende nell’impervio entroterra a ridosso della Strada Provinciale 85.
Le piante di marijuana, aventi un’altezza media tra i 150 ed i 200 cm, erano ben occultate alla vista di eventuali osservatori, all’interno delle serre, da una “barriera” di ortaggi ad alto fusto. Inoltre, i responsabili dell’illecita coltivazione, prima di accedere al viottolo che conduce alle serre sequestrate, soprattutto nelle ore serali, effettuavano ripetute perlustrazioni del perimetro al fine di scongiurare la possibilità di essere scoperti.
Le indagini hanno consentito di accertare che il terreno agricolo ove insisteva la piantagione era da tempo gestito da un soggetto di nazionalità rumena, che aveva provveduto a retribuire il locatario del fondo – risultato totalmente estraneo ai fatti contestati – attraverso dei pagamenti effettuati per suo conto del soggetto ragusano, quest’ultimo proprietario del terreno adiacente all’area suddetta, sul quale è tuttora presente un’azienda florovivaistica formalmente intestata al figlio, ma risultata di fatto gestita dal padre.
La predetta ordinanza è stata eseguita nella nottata del 31 gennaio, quando il ragusano, giunto a Catania con un volo proveniente da Bucarest (RO), è stato arrestato in Ragusa a bordo di un’autovettura (priva di copertura assicurativa) e associato alla locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Proseguono le indagini per rintracciare il rumeno che ha fornito la propria assistenza e manodopera per la realizzazione della piantagione.
Da una stima effettuata sulla base delle prime analisi eseguite dalla ASP di Ragusa, si ritiene che le piante, una volta completata la fase di crescita ed essiccate, avrebbero prodotto oltre 3 milioni e mezzo di dosi, per un giro d’affari di circa 25 milioni di euro.