L’ enigmatica poetessa Emily Dickinson scriveva nei suoi versi:
“Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.”
Quali virtù riusciamo a riconoscere in questi versi? Sicuramente l’ altruismo, l’ empatia e la dolcezza.
E’ curioso sapere che il termine altruismo venne coniato già dalla prima metà dell’ ottocento, da Auguste Comte, fondatore del positivismo francese, allo scopo di descrivere il cardine della sua dottrina del “vivere per gli altri”. Vi erano già allora delle contrapposizioni sul valore dell’ aiuto al prossimo, difatti per Nietzche l’ altruismo e quindi il darsi agli altri era degradante e demotivante. Ma viene spontaneo chiedersi cosa ci possa essere di insano nell’ aiutare il prossimo. Sicuramente lo è nel momento in cui si attua un atteggiamento caritatevole per scopi tornacontisti o per sentirsi superiori perchè si può dare ciò che altri non possono… a questo punto si parla di egoismo ed egocentrismo (forse Nietzche lo era?!).
Ma facciamo un passo indietro; cos’è l’ altruismo in psicologia? L’ altruismo è un aspetto di ciò che gli psicologi sociali chiamano comportamento pro-sociale. Il comportamento pro-sociale si riferisce a qualsiasi azione che avvantaggi le persone senza che il donatore abbia alcun motivo o beneficio. Perchè si è altruisti? Alla radice di questa virtù possono esserci motivi biologici -ovvero la selezione parentale-, motivi neurologici -è stato studiato e confermato che l’ altruismo attiva i centri del piacere della nostra mente- ed infine motivi cognitivi: essere empatici ci porta a metterci nei panni degli altri e ad aiutare come se aiutassimo noi stessi, di conseguenza ci si sente avvolti da uno stato di benessere interiore. Come tutte le qualità umane l’ altruismo è il risultato di una complessa interazione tra cultura, genetica e personalità. Chiaramente il contrario dell’ altruismo è l’ egoismo e l’ egocentrismo. So già che spesso viene detto “il sano egoismo è necessario”. Purtroppo questi termini spesso non vengono usati correttamente. Facciamo un po’ di ordine: l’ altruismo è aiutare gli altri in maniera disinteressata, l’ empatia è una qualità che ci permette di comprendere nel profondo i sentimenti altrui, l’ amor proprio è la condizione necessaria affinchè si possa aiutare ed amare senza doppi fini: amor proprio vuol dire essere in sintonia ed in pace con se stessi, riconoscere ed alimentare i propri bisogni, le proprie esigenze conducendo una vita che pone al centro se stessi ma in assoluta apertura nei confronti degli altri.
L’ egoismo invece è mettersi al centro senza nessuno intorno, è desiderare ardentemente di raggiungere i propri interessi senza accorgersi se nel farlo si lascia indietro qualcuno o se gli si fa del male. L’ egoista attua questo comportamento perchè non riesce a mettersi nei panni altrui, quindi non riconosce altri sentimenti se non quelli per se stesso. E quando si aiuta per i propri scopi ovviamente non si può parlare di altruismo, anche se quelle azioni apportano benefici: l’ intenzione era tornacontista, non rivolta al prossimo. L’ egoista e l’ egogentrico sono subissati dal loro ego ma è importante sottolineare che il Non Altruista, molto spesso, non riesce ad avere una connessione con l’ esterno perchè ha estremamente paura dei propri sentimenti, delle proprie debolezze e di come le emozioni altrui possano condizionarlo…per cui preferisce chiudersi in un mondo arido pur di non correre il rischio di soffrire maggiormente. In questi casi il riconoscimento della propria condizione emotiva è fondamentale per interrogarsi e chiedere sostegno.
Accanto a queste due tipologie abbiamo anche il narcisista, che però riesce cognitivamente a comprendere il punto di vista altrui, ma non lo considera valido o importante. In questo caso il suo Dare è uno dei comportamenti più subdoli perchè saprà fingere amore e dedizione, ma il narcisista compie azioni pro-sociali solo nella misura in cui il suo sè può affermarsi maggiormente: maggiore è l’ approvazione, l’ applauso collettivo, il riconoscimento, maggiore sarà il rigonfiamento del suo ego e quindi il raggiungimento del suo approvvigionamento narcisistico.
Allora la nostra Emily cosa provava di così magico al punto di affermare che se avesse aiutato un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrebbe vissuto invano?
Provava un’ emozione molto bella e rara chiamata generosità di spirito, grazie alla quale riusciamo a provare gioia nel dare gioia. Perchè essendo parte dello stesso mondo e conoscendo le sofferenze che ci accomunano, sapere che una nostra azione può apportare beneficio ci ricongiunge con la parte migliore di noi stessi, creando un legame indissolubile tra l’ amarsi, l’ empatizzare, amare, dare e sentirsi parte Pulsante e attiva di questo mondo.
Se una lacrima accarezza il viso d’ un uomo
in un piovoso pomeriggio autunnale
mentre frettolosamente ti appresti a tornare a casa
Non scappare via.
Accostati a quell’ uomo con un sorriso delicato…
se la sua lacrima è di dolore, consolalo.
se la sua lacrima è di gioia, gioisci con lui.