Alla scoperta dei nuovi confini musicali con i Kalejdo
Nascono nel 2016, prima come duo diventando poi una band formata da Raffaele Corallo voce, Antonio Paolino alla chitarra, Andrea Distefano alla batteria e Giorgio Linguanti al basso. Provengono tutti da esperienze artistiche abbastanza diverse fra loro: Giorgio e Antonio hanno un percorso “rocchettaro”, Andrea di musica italiana e Raffaele di cantautorato. Incuriositi da questa band ragusana, abbiamo voluto incontrarli.
Quale genere musicale proponete al pubblico e quali sono i vostri principali riferimenti artistici?
Crediamo che il nostro genere si possa identificare come un folk mediterraneo, ma non saprei dare un’etichetta specifica.
Abbiamo riferimenti musicali molto diversi fra loro e questo si rispecchia negli arrangiamenti delle canzoni, sia per le cover che per i brani nostri.
A me piace la word music, ad Antonio l’indie, a Giorgio il rock e Andrea ascolta un po’ di tutto…trovo questo apparente contrasto musicale molto stimolante perché ci permette di mischiare il nostro modo di essere in musica. Come canta la nostra Carmen Consoli in una sua canzone “la diversità è ricchezza” e questo credo sia un valore aggiunto, e non solo nella musica. La diversità ci completa.
Come nasce una vostra canzone?
In genere Raffaele porta una canzone con testo e musica suonata in maniera minimale con la chitarra e poi in studio gli diamo forma e colore
Se poteste scegliere solo una canzone per fare una “prima impressione” su un nuovo ascoltatore, quale canzone scegliereste e perché?
Probabilmente Lu Giustacofane di Cansoniere Grecanico Salentino. È una canzone che prende spunto dal mestiere antico di riparare gli oggetti di uso comune, cosa che troviamo molto interessante in una società basata sull’usa e getta, sia delle cose ma anche dei sentimenti.
Il significato profondo di questa canzone è quello che non esistono ferite incurabili e crediamo che questo tipo di approccio possa cambiare in meglio il nostro percorso di vita.
Questa canzone mi ricorda l’antica arte giapponese del riparare le ceramiche rotte esaltando il “difetto” con dell’oro, e questo a mio avviso vale come per gli oggetti anche per il nostro vissuto personale. Dipende da noi apprendere dalle nostre cicatrici e adornarle del nostro oro.
Avete una nuova uscita imminente? Esibizioni live?
Stiamo lavorando su nuovi brani che vorremmo far uscire in primavera. L’11 novembre saremo a Scordia, poi il 9 dicembre all’Eureka a Ragusa e altre date sono in conferma.
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Dove i curiosi possono ascoltare la vostra musica?
Da poco siamo su Spotify, dove man mano stiamo inserendo i nostri lavori.