Si continua a dibattere intorno al Centro Storico di Ragusa superiore: la situazione attuale è il frutto di decenni di disattenzione e di decisioni che la politica ha preso con l’approvazione o per lo meno con il silenzio/assenzo dell’opinione pubblica.
La costruzione del palazzo INA o quella del Banco di Sicilia, per non parlare poi della cementificazione dei limiti delle vallate, le lottizzazioni, i centri commerciali sono stati accettati, se non salutati come segni di progresso e modernizzazione.
Sono convinta, da storica, da residente nel centro storico e da attivista, che non basteranno interventi edilizi, agevolazioni e contributi a riportare cittadini in centro. Sul piatto vanno poste ben altre questioni.
Bisogna restituire un’anima alla nostra città. La abbiamo barattata con altri valori: prima la comodità degli appartamenti in condominio, poi lo status di una villetta con il giardino, dove il mio vicino è al di là di una siepe e non può disturbarmi, e sopra ogni cosa il garage, il parcheggio. A misura d’auto, e non di uomini, sono le nostre periferie.
Vivo in centro ormai da più di 15 anni. A quelli che mi chiedono come risolvo il problema del parcheggio io rispondo che è un problema che mi pongo una volta al giorno. Quando torno dal lavoro. Per il resto uso i miei piedi. A piedi vado al supermercato, in macelleria, in farmacia, ma a piedi posso andare a visitare una mostra, partecipare ad un evento in libreria o ascoltare un concerto. A piedi i miei figli sono andati a scuola, a musica, dai compagni. Qualche problema l’abbiamo avuto con le attività sportive, in verità …
Su questo fronte mi sono confrontata con molti altri genitori: tanti giovani della generazione Z (nati tra il 1995 e il 2010) non sono minimamente interessati a prendere la patente. Non è solo pigrizia, o voglia di stare a casa. Per l’università preferiscono centri medio/piccoli dove potersi spostare a piedi o con i mezzi pubblici.
E se tornassero? Forse preferirebbero trasferirsi a Marina … ma perché non pensare che potrebbero apprezzare il centro più di quanto non l’abbiamo fatto noi? Al momento sono tra i pochi ragusani che usano le nostre piazze e le vie del centro per il puro piacere di incontrarsi e ritrovarsi. In orari diversi dai nostri, certo …
Cosa può fare l’amministrazione in tutto questo? La priorità in primo luogo è trattenere i nostri giovani, e se possibile attirarne di nuovi. Offrire offerta formativa e promuovere la nascita di nuove imprese. In quest’ottica rientrano il progetto di riportare una sede universitaria nel centro storico e il Greentech Mediterranean Innovation Hub di piazza Matteotti – Poste.
Ma anche migliorare l’offerta di servizi, culturali e di prossimità, per le famiglie e la comunità, come nuovi spazi verdi e trasporti pubblici più efficienti e accessibili, di cui l’area dell’ex scalo merci sarà il cuore.
Ma soprattutto promuovere l’inclusione e l’integrazione piena e reale dei residenti di origine straniera: fin quando non saranno considerati a pieno titolo ragusani essi saranno visti come un problema e non come una risorsa. Un primo passo è la recente assegnazione dello stabile dell’Ex edificio scolastico del Carmine alle associazioni che ne fanno richiesta e al CIPIA di Ragusa. Già dal prossimo anno scolastico sarà ampliata l’offerta formativa rivolta agli adulti e agli stranieri, ad esempio offrendo corsi di lingua italiana mattutini, utili soprattutto alle mamme che potranno frequentarli quando i figli sono a scuola.
Sono questi piccoli, ma grandi traguardi, che pongono tutti nella condizione di essere cittadini a pieno titolo. Fin quando gli stranieri vivranno la percezione di risiedere negli scarti della città, la tratteranno come un vestito usato. Essi, a modo loro, replicano il nostro scarso amore per le case e le strade dove sono vissuti i nostri antenati, perché dovrebbero amarla loro se noi ne siamo scappati?
Il loro bisogno di integrazione si vede nei ragazzi che frequentano la scuola: i miei alunni di seconda generazione si distinguono per impegno, inventiva, capacità critica e voglia di successo. Se non accogliamo l’idea che i ragusani del futuro non si chiameranno solo Occhipinti o Licitra, che celebreranno il ramadan anziché San Giovanni Battista, rischiamo di perdere anche loro. Andranno via appena possibile, appena sarà loro offerta un’occasione migliore. Se non pensiamo ai giovani, di qualsiasi provenienza, il problema non sarà il centro storico, ma il deserto di cemento, di case senza famiglie che ci stiamo lasciando dietro.
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