Ignazio Abbate riunisce i quadri per gli auguri: “Dobbiamo ricostruire una classe dirigente in provincia partendo dall’amicizia e dal rispetto per le persone”.
Erano in tantissimi, circa 500, e provenienti da tutti i comuni della provincia. Abbate è riuscito a riprendere un cammino che in passato è stato percorso dai grandi politici di questa provincia, come è stato Vincenzo Giummarra, Natalino Amodeo, Turi Stornello, Peppe Drago, Innocenzo Leontini, Gianni Battaglia, per citarne solo alcuni, senza far torto a tanti altri, ma valorizzando in particolare chi ha saputo volare alto sopra le polemiche, sopra gli affarucci di bottega, e soprattutto chi ha avuto la capacità di fare squadra oltre le insegne di partito, pur di portare un vantaggio ad una collettività, quella iblea, che soffre della lontananza dal centro, ma anche della piccolissima dimensione: tutta la provinca è più piccola di un solo quartiere di Catania.
In questo elenco adesso debbo inserire anche Ignazio Abbate, che pone al centro della sua battaglia politica il territorio nelle sue mille sfaccettature e con esso la necessità di costruire una classe dirigente capace di supportare le istanze della gente.
Questi ultimi 10 anni, sono stati caratterizzati dal populismo, che ha al suo fondamento la necessità di creare nemici, costruire ovvero erigere barriere di problemi e poi fare chiacchere, e poi ancora chiacchere.
Per costruire immagine il populista mentirebbe a se stesso, passerebbe sopra di tutti. E’ il primato del singolo sulla squadra, è il primato dell’uomo solo al comando, che non vede oltre se stesso, che non conosce amicizia.
Abbate riporta il senso della buona politica che prima di tutto è amicizia. Non ci può essere una squadra, non ci può essere classe dirigente, se prima non c’è amicizia, piacere di stare insieme, piacere di condividere, rispetto della persona. Questo consolida il percorso costruisce squadra, e la squadra diventa classe dirigente, entra nei meandri della collettività, e pezzo per pezzo propone soluzione, porta risultati concreti.
Un uomo solo invece porta avanti solo la propria immagine, ma danneggia il territorio. Il territorio non vive di immagine del singolo, ma vive di fatti concreti, aiuti, politiche condivise che fanno crescere le aziende, portano lavoro, e non chiacchere.
Ieri da Abbate erano in tantissimi, molti di loro con una storia alle spalle, ma proprio per questo persone da valorizzare, esperienze da conservare, memorie da ricordare.
Tutti hanno percepito questo grande senso di rispetto per la storia, che diventa programma per il futuro, voglia di fare squadra.
Ci vuole uno spessore di uomo politico. Ignazio Abbate ha dimostrato di averlo. Non è per tutti.