Con nota prot n. 2894 del 22 febbraio 2024, la Regione Siciliana ha stigmatizzato il comportamento dei Sindaci della provincia di Ragusa, ammonendo di avere errato e di non poter nominare amministratore di Iblea Acque, un dirigente in quiescenza, e soprattutto di non poter erogare allo stesso un compenso per il lavoro svolto.
Giunge all’epilogo questa vicenda che ha coinvolto uno dei migliori dirigenti in assoluto, una persona di grande spessore, ing. Franco Poidomani, ed un gruppo di Sindaci che, sicuramente, avevano un nobile scopo, ma che volevano raggiungerlo a modo proprio, e che, peggio ancora, si sono intestarditi a difendere un errore plateale, quando invece si poteva trovare una soluzione che metteva al riparo la Società, l’interesse pubblico da raggiungere, l’integrità morale e giuridica di ognuno di loro.
A volte mi chiedo perché.
Perché i politici, ed in particolare gli interpreti del nuovismo, hanno questa particolare capacità attrattiva dei problemi, e, in pari misura, hanno ostinazione rispetto alle modifiche, ai cambiamenti, come se ritornare sui propri passi, sia un’offesa.
C’erano mille modi per risolvere questa questione ed è stata scelta la peggiore: l’ostinazione nel volere a tutti i costi difendere la scelta sbagliata.
Ma v’è di più. La scelta peggiore è sempre condita dalla tracotanza del potere, dalla incapacità di dialogare con le minoranze, con chi non la pensa come te, dal desiderio di dovere dimostrare, a qualunque costo, di essere “il migliore”: è l’effetto distorsivo dell’uomo solo al comando.
Lo ha detto magnificamente qualche giorno fa Raffaele Lombardo, quando domandato dei rapporti che intratteneva con il suo sindaco, Enrico Trantino, ha risposto, elegantemente, che “… è un problema di questo sistema elettorale, che reca con sé la tentazione ‘dell’uomo solo al comando’ “.
Io non parlerei di tentazione, ma di una certezza. È vero pure che non è per tutti così. Ci sono Sindaci che con molta umiltà chiedono, chiedono sempre, vogliono sapere, fanno di tutto per rendere collegiali le decisioni.
Ma in tante altre situazioni assistiamo a cose ben diverse.
È una campagna elettorale continua, un post dietro l’altro, un lavoro lungo e duraturo: il populismo.
Il popolo, diventato gregge attraverso una campagna di sensibilizzazione idonea, fatta di condivisione di cose buone, e di condanna di cose meno buone, vuole l’animale Capo.
A questo punto, tutto quello che fa il capo non si discute. Chi pensa in modo contrario è contro il cambiamento. La democrazia è un rito solo a parole: nei fatti decido io.
Pazzesco. Sì, veramente pazzesco, ma vero.
Come altrettanto vera è un’altra situazione che si incastra con la precedente.
La società ha un sistema di controllo analogo congiunto. Il controllo analogo è la situazione in cui l’amministrazione esercita congiuntamente con altre amministrazioni su una società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi.
Si deve porre dunque una domanda retorica: ma i controlli sui servizi del comune competono al Sindaco, competono ad organi elettivi, oppure competono ai Dirigenti ovvero a personale della pubblica amministrazione che, proprio perché dipendente, è scevro dal condizionamento politico e si muove con obiettività, applicando i criteri di legittimità ed efficienza?
Chiediamoci, dunque, perché se questo è prescritto dalla norma di legge, ed è chiarissimo, perché violate la legge e continuate a propugnare un comitato di controllo analogo che vede la partecipazione dei Sindaci, e la presidenza affidata al Sindaco di Ragusa.
Questo era un lavoro che dovevano fare i dirigenti, anche perché i dirigenti rispondono delle loro azioni.
Adesso i Sindaci rischiano di rispondere innanzi alla Corte dei Conti di questa azione che hanno protratto nel tempo, ovvero di avere privato la società del doveroso controllo che doveva essere effettuato come vengono effettuati i controlli nelle loro rispettive amministrazioni, (da qui il senso della parola ANALOGO).
Va chiarito un concetto fondamentale: non è che tutto quello che non viene perseguito penalmente o dalla Corte dei Conti è lecito.
Mi pare che stiamo ragionando al contrario. Io sbaglio, ma se nessuno mi dice niente, vuole dire che ho operato nel bene. Ma non è così.
Le circostanze di fatto e diritto a volte impediscono l’esercizio dell’azione penale. Ci sono inoltre ritardi dell’amministrazione giudiziaria, vuoti di organico, che impediscono che l’azione penale ovvero l’azione di responsabilità erariale venga incoata. Ma le violazioni di legge sono sempre violazioni di legge.
Non esiste alcun buon fine che legittima le azioni illecite. Smettiamola dunque con questa lunga campagna elettorale, e cerchiamo di fare qualcosa di concreto per la gente.