Una cinquantaseienne è stata condannata dal giudice monocratico del Tribunale di Ragusa a 6 mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali, pena sospesa. Si tratta della titolare di un ufficio postale privato di Chiaramonte Gulfi accusata di appropriazione indebita. Per l’accusa incassava i soldi dei cittadini ma non pagava le bollette ai fornitori. Il risarcimento danni dovrà essere definito in sede civile ma intanto i clienti (tra le parti civili c’è anche Confconsumatori) dovranno ricevere, ciascuno, il pagamento delle spese legali. I fatti sono emersi nel 2018. Confoconsumatori è stata ammessa quale parte civile nel procedimento penale dinanzi al Tribunale di Ragusa. Ammesse come parti civili anche 5 utenti che si erano rivolti all’associazione ed altre novi clienti. La sentenza è stata emessa dal giudice onorario Francesca Aprile.
Confconsumatori svolge da anni attività di tutela dei cittadini anche nel settore dei servizi postali e, quindi, ha ritenuto doveroso costituirsi in tale procedimento, anche perché, nel caso specifico oggetto del procedimento, aveva fornito assistenza ai cittadini, tra i quali, infatti, figurano alcune persone offese che con autonomo atto si sono costituiti parte civile nel giudizio sempre grazie all’assistenza dell’associazione.
“Ancora una battaglia nella quale abbiamo deciso di essere a fianco dei cittadini – ha dichiarato l’ avvocato Samantha Nicosia, responsabile provinciale di Confconsumatori – perché in qualsiasi ambito siano lesi i loro diritti è necessario mettere in atto tutte le opportune iniziative. E ciò sotto un duplice aspetto: da un lato, per consentire ai danneggiati di ottenere ampia tutela e, dall’altro lato, per far sì che si possano consolidare azioni legali che costituiscano un deterrente e scoraggino il ripetersi di casi analoghi”. Le vittime individuate dalle indagini sono stat 54; quattordici si sono costituite parte civile. Novanta giorni per il deposito delle motivazioni. I clienti si affidavano all’agenzia della donna per piccoli pagamenti, tasse delle auto o comunali, bollettini dell’Agenzia delle entrate o dell’energia elettrica. Non grandi importi. Consegnavano i soldi ma quei bollettini non venivano poi pagati. Qualcuno potrebbe anche avere dimenticato, nella gestione delle economie familiari, il pagamento già ‘effettuato’ pagando nuovamente l’importo, spesso maggiorato di interessi di mora o con le sanzioni per omesso versamento. Altri invece avevano ben chiaro cosa era accaduto. C’è chi ne ha ricevuto danno per una cinquantina di euro e chi ne ha patito per importi che sfiorano i 1000 euro. Alla conclusione delle indagini, che hanno compreso un periodo tra il 2014 e la fine del 2017, la donna è stata mandata a processo per appropriazione indebita, con citazione diretta a giudizio; era luglio del 2019. Ora la sentenza di primo grado.