Nel novembre del 2021 un ragusano residente a Chiaramonte Gulfi, come ogni giorno si era recato fare visita al figlio, disabile psichico, ricoverato presso una casa di cura di Comiso. Aveva, però, notato che il figlio camminava in modo strano e quando gli aveva chiesto se stesse bene, il ragazzo aveva confidato al genitore di essere stato di vittima di una brutale violenza sessuale ad opera di un ragazzo di colore.
L.C. si era subito recato a denunciare l’ accaduto presso il commissariato di Ps di Comiso e per anni, fiducioso nella giustizia, aveva atteso che le stessa facesse il suo corso.
Dopo due anni la beffa, la Procura della Repubblica comunicava al genitore di voler chiedere l’archiviazione del procedimento, non essendo stata in grado di individuare l’aggressore.
L’interessato, però, non si era rassegnato e si è rivolto all’avv. Michele Savarese che ha tempestivamente impugnato il provvedimento, notiziando del fatto anche la Procura Generale presso la Corte d’ Appello di Catania che, su impulso del difensore, ha riaperto le indagini individuando il presunto aggressore, un soggetto nigeriano di 24 anni all’epoca dei fatti presente nella struttura ove il ragazzo avrebbe subito violenze e già noto alla giustizia per episodi simili. Il Gip presso il Tribunale di Ragusa, Ivano Infarinato, ha disposto l’incidente probatorio per domani, per consentire, in modalità protetta la testimonianza della vittima che sarà assistita in tale atto da una psicologa.
“Mi auguro che l’ avocazione delle indagini da parte della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’ Appello di Catania – commenta l’avvocato Savarese – possa finalmente dare giustizia ad una padre che aveva affidato ad una casa di cura il figlio disabile, luogo in cui invece di essere protetto è stato vittima della più brutale delle aggressioni tra l’ altro da parte di un soggetto sottoposto a misura di sicurezza dall’ autorità giudiziaria perché già in passato di reso protagonista di violenze sessuali. Ovviamente non posso che essere quantomeno sorpreso per non dire altro, che in relazione a fatti così gravi siamo stati costretti a fare intervenire la Procura Generale, soprattutto dopo oltre due anni dalla denuncia dei fatti”.