Crescita maggiore nelle piante coltivate in fuori suolo, con la formazione di un maggior numero di palchi fruttiferi rispetto a quelle su suolo. Produzione commerciabile superiore in fuori suolo. Contenuto in solidi solubili dei frutti (ossia di zuccheri, acidi, aldeidi, vitamine, ecc.) ed acido ascorbico con valori più elevati nelle piante coltivate su suolo; valore di solidi solubili totali più elevato nei frutti delle piante coltivate su suolo e trattate con l’inoculo di funghi micorrizici e Trichoderma atroviride e l’idrolizzato proteico vegetale. I risultati evidenziano le potenzialità dell’inoculazione radicale con consorzi microbici a base di funghi micorrizici e Trichoderma atroviride. Sono gli aspetti di grande interesse emersi ieri mattina, con riferimento al fatto che il comparto orticolo impiega input chimici lungo tutto il processo produttivo e che risulta necessario trovare il modo per renderli meno presenti, nel contesto del progetto Go Abiomed, con 21 partner, che, finanziato dal Psr Sicilia 2014-2022, presentato ai sensi della sottomisura 16.1, è stato al cento dell’attività necessaria per trarre le relative conclusioni in occasione del convegno (nella foto) tenutosi alla sala Avis a Ragusa.
A moderare i lavori Giuseppe Colla dell’Università della Tuscia e Salvatore La Bella di Corissia. Dopo i saluti istituzionali, lo stesso Colla ha esposto i dettagli del progetto a cui ha fatto seguito l’intervento di Marzia Leporino dell’Università della Tuscia che ha chiarito in che modo sono stati sviluppati i biostimolanti funzionali, esternando i dettagli di un approccio integrato di fenomica e metabolomica. Michele Ciriello ed Emanuela Campana dell’Università della Tuscia si sono invece soffermati rispettivamente sull’impiego dei biostimolanti nella coltivazione del pomodoro in ambiente protetto e sulla sostenibilità ambientale delle colture orticole. Pietro Bellitto dell’Università di Palermo ha parlato dell’impatto del Trichoderma atroviride e diversi biostimolanti non microbici sulle performance del pomodoro cherry coltivato in piena terra mentre Beppe Benedetto Consentino, sempre dell’Ateneo palermitano, ha illustrato l’applicazione combinata di Trichoderma atroviride e diverse tipologie di biostimolanti non microbici che modulano gli aspetti quantitativi e qualitativi del pomodoro cherry coltivato in fuori suolo. Il progetto è consistito nell’impiego di biostimolanti costituiti sia da microrganismi (Trichoderma atroviride) applicati per via radicale sia da sostanze naturali (idrolizzati proteici ed estratti vegetali) applicati per via fogliare, in grado di stimolare specifiche risposte vegeto-produttive, fisiologiche, fisico-chimiche e nutraceutiche alle piante di pomodoro. Inoltre, sono stati valutati gli effetti dei biostimolanti sulle caratteristiche organolettiche del pomodoro utilizzato per la produzione di passata di pomodoro.