“Sabato 27 luglio, ore 18,30 circa. Un paziente con forti dolori al petto, spalle e addome viene accompagnato con urgenza, dal proprio medico curante, al pronto soccorso del Maggiore di Modica. Il display con l’elenco dei casi in attesa non corrisponde alla reale situazione (è più affidabile in un ufficio postale)”. Inizia così il racconto di un nuovo caso che mette sotto accusa la Sanità locale da parte del comitato civico Articolo 32 che ha seguito da vicino l’evoluzione della vicenda.
“L’infermiere di turno, concordando con il medico di famiglia – continua la nota – esegue prontamente gli accertamenti preliminari e il prelievo per gli esami del sangue da sottoporre al medico di turno. Passano ore ed ore ma l’esito degli esami non viene comunicato. Dopo una lunga attesa, il medico di famiglia, a cui era stato impedito di parlare con il collega di guardia, si reca direttamente al laboratorio per assumere i risultati delle analisi. A quel punto scopre che nessuna analisi era stata eseguita perché non autorizzata. Soltanto poco prima di mezzanotte il medico di turno consente le analisi e ulteriori accertamenti. Dopo oltre sei ore dall’arrivo al pronto soccorso viene comunicata la diagnosi e la necessità del ricovero. Nel contempo il paziente, per mancanza di posti letto, è invitato a cercare un posto in un altro ospedale. Soltanto dopo il netto rifiuto del paziente, su consiglio del medico di famiglia, nel corso della notte è stata trovata una soluzione di emergenza”.
“Come comitato civico Articolo 32 rendiamo pubblica questa vicenda – è spiegato – che conferma un caos organizzativo e ignobile sciatteria che compromettono il diritto alla cura dei malati. Da un anno andiamo dicendo in tutte le sedi che piccoli passi possono essere compiuti. Quando il medico è impegnato in altre urgenze, gli infermieri attraverso “la presa in carico anticipata” possono effettuare prelievi e gli accertamenti preliminari. In tal modo senza compromettere la salute del paziente, delineano un primo quadro clinico ed evitano umilianti e rischiose attese. La vergognosa procedura burocratica, di dover attendere una firma in un modulo, è opposta ai protocolli che indicano la necessità di ottimizzare i tempi nell’attesa della visita medica. La misura è colma. Anziché continuare a sottopagare i dipendenti ospedalieri e strapagare i gettonisti senza scrupoli, forse è il caso di richiedere l’intervento della ben qualificata, e stimata anche all’estero, Sanità militare”.