Parzialmente accolto dal Tribunale del Riesame di Ragusa il ricorso presentato dalla difesa dei cinque indagati per cui è stato disposto il sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Ragusa del complesso aziendale e delle quote societarie di un’impresa modicana operante nel settore della riparazione meccanica di autoveicoli per un importo pari a 450.000 euro, oltre al profitto di oltre un milione ottenuto per l’accusa in modo illecito. I reati contestati sono bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.
L’attività eseguita dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza guidato dal colonnello Walter Mela ha consentito di sottoporre a sequestro anche beni posseduti dagli indagati, tra cui nove autoveicoli (due di grossa cilindrata) e otto orologi Rolex. Il Riesame (presidente Francesco Paolo Pitarresi, a latere Gaetano Di Martino e Gemma Occhipinti) ha disposto il dissequestro di due auto, della pensione del capo famiglia ottantenne e della retribuzione della figlia. I tre indagati interessati al dissequestro sono difesi dall’avvocato Giovanni Cassarino. Il legale degli altri due, l’avvocato Ignazio Galfo, dopo il no del Riesame ha chiesto direttamente al pubblico ministero Gaetano Scollo il dissequestro delle autovetture dei suoi assistiti.
Secondo l’accusa l’indagine, condotta dai militari della Compagnia di Modica diretti dal capitano Camilla Massarini, ha consentito di disvelare un meccanismo fraudolento mediante il quale i cinque indagati, tutti modicani tra i 35 e gli 80 anni, tra cui tre donne, marito e moglie, figlio, figlia e nuora, attraverso condotte illecite e distrattive, dopo aver accumulato debiti erariali per quasi 4 milioni di euro con una prima società, poi dichiarata fallita, hanno trasferito le attività ed i beni aziendali in una nuova impresa, formalmente intestata alla nuora del rappresentante legale della società fallita.