Pochi giorni dopo il termine per l’invio delle dichiarazioni dei redditi, i dati riportati dalla stampa specializzata di una adesione al Concordato preventivo biennale sotto la soglia del 15% non sono certo una sorpresa, bensì confermano in pieno ciò che l’Associazione nazionale commercialisti aveva previsto e dichiarato da tempo. E’ quanto chiarisce la presidente di Anc Ragusa, Rosa Anna Paolino, che è anche consigliere nazionale, la quale evidenzia che “i risultati, ad oggi, in termini di gettito fiscale corrispondono di fatto solo alla metà delle entrate che complessivamente il governo aveva prospettato di ottenere tramite il nuovo strumento di “compliance”, entrate che sembrano meno di 1,3 miliardi, quindi ampiamente sotto le attese. Ma non solo. E’ da sottolineare un danno erariale non indifferente”.
“C’è da dire, infatti – sottolinea ancora Paolino riprendendo le perplessità già manifestate dal presidente nazionale Anc, Marco Cuchel – che di quel 15% di partite iva che hanno aderito al Cpb, nella maggior parte dei casi si tratta di contribuenti affidabili ossia con voto Isa da 8 a 10, le cui previsioni di reddito sono già oggi superiori rispetto alla proposta di concordato che hanno ricevuto dall’Agenzia delle Entrate, determinando un minor gettito complessivo rispetto all’ordinario, circostanza anche questa prevedibile e denunciata più volte dall’Anc in questi mesi”. Ora, dopo la notizia della proroga decisa dal Consiglio dei ministri, Anc chiarisce: “Purtroppo, avevamo ragione noi: l’adesione è stata ben sotto le aspettative del Governo e questa riapertura dei termini al 12 dicembre ne è la dimostrazione. Una riapertura dei termini difficilmente concretizzerà un extragettito soddisfacente o comunque utile al raggiungimento dei 2,5 miliardi previsti originariamente, finalizzati alla riduzione di due punti dell’aliquota del secondo scaglione Irpef”. L’Associazione nazionale commercialisti aveva chiesto più volte, con insistenza, la proroga della scadenza originaria a causa dell’oggettiva difficoltà operativa che si era determinata con le modifiche normative introdotte nel mese di ottobre. Purtroppo, la richiesta è caduta nel vuoto e prevedere ora una riapertura dei termini risulta una beffa per i contribuenti e i commercialisti, di nessuna utilità, peraltro, al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Governo.
“Da indiscrezioni trapelate – ancora Paolino – sembrerebbe che la riapertura dei termini sia riservata esclusivamente a coloro che hanno presentato la dichiarazione dei redditi al 31 ottobre scorso. Tale decisione risulterebbe incomprensibile rispetto all’obiettivo sul numero di adesioni che il governo si pone. Non solo, sarebbe anche ulteriormente discriminante nei confronti dei contribuenti i quali, per motivi diversi, hanno trasmesso la dichiarazione dei redditi successivamente alla scadenza, anche attraverso dichiarazioni tardive, che possono comunque essere trasmesse legittimamente entro novanta giorni. Ricordiamo che l’adesione al Concordato preventivo biennale è parte integrante della dichiarazione fiscale e pertanto non può essere effettuata in forma autonoma, almeno per il 2024”.