«Turbati e indignati» per la loro “disumana indifferenza», ma anche «increduli» per le frasi di circostanza e le giustificazioni «banali e strumentali». Il giorno dopo gli interrogatori dei cinque giovani arrestati per aver pestato e accoltellato il figlio, studente 22enne della Bocconi, originario di Ragusa, c’è angoscia nelle parole dei genitori, «fiduciosi che l’operato della Giustizia faccia il suo corso», ma comprensibilmente preoccupati per le conseguenze di quella “azione vigliacca» con cui il loro ragazzo «avrà da convivere ogni giorno».
In attesa del parere del pm Andrea Zanoncelli sulle istanze di domiciliari avanzate dai due maggiorenni del branco, previsto a inizio settimana, e della successiva decisione al riguardo del Gip, i genitori della vittima del pestaggio rivivono le angosce “che da oltre un mese stiamo cercando tutti insieme di razionalizzare» attraverso le immagini della brutale aggressione subita dal «nostro ragazzo». «L’accanimento del branco sul corpo accasciato e le espressioni irridenti e sprezzanti nei confronti della vittima, con le quali i responsabili commentavano la loro impresa nella sala d’attesa del Commissariato, ci lasciano turbati e indignati – dicono – per la disumana indifferenza degli autori del misfatto e l’assoluta assenza di valori e senso morale».
«Siamo increduli che ancora ieri, dopo oltre un mese dall’aggressione, al cospetto del Gip, si siano affidati a banali e strumentali giustificazioni e frasi di circostanza, senza esprimere alcun sentimento di consapevolezza e resipiscenza sulla gravità e le conseguenze della azione compiuta», aggiungono i genitori assistiti dall’avvocato Gianluca Maris, che ringraziano «il Gip, il Pubblico Ministero e le forze dell’Ordine per la estrema diligenza, professionalità e tempestività» e si dicono «fiduciosi che l’operato della Giustizia faccia il suo corso anche nella tutela dei diritti della vittima e possa esercitare una efficace funzione dissuasiva».
L’auspicio della famiglia del giovane ragusano, che rischia danni permanenti per le ferite riportate nel pestaggio dello scorso 12 ottobre a Milano, nei pressi di corso Como, è che «questi ragazzi responsabili dell’aggressione, influenzati dalla diffusa cultura della violenza, possano avere l’opportunità di riflettere sulla insensatezza del male arrecato a un coetaneo che avrà da convivere ogni giorno con le conseguenze della loro azione vigliacca. A noi – concludono – resta il compito di pregare e sperare per la salute di nostro figlio».









