Storie che raccontano realtà comuni, tristemente condivise da tante, troppe persone. Sono uomini e donne, stranieri ed anche italiani, figli illegittimi della precarietà, della disoccupazione e della povertà che scagliona la contemporaneità dei giorni nostri.
Vivono per strada, su una panchina, nelle stazioni dei treni, accanto ai cassonetti della spazzatura: le notti, per loro, sono molto lunghe e svegliarsi la mattina successiva non è del tutto scontato. Sopravvivere, quindi, diventa una lotta contro il freddo e contro la propria condizione.
Per fortuna, nel mondo, esistono persone che hanno deciso di aprire gli occhi e di prendersi cura dei senzatetto, spesso con gesti davvero semplici, ma nello stesso tempo molto significativi.
Storie di vite che cambiano.
E’ il principale obiettivo di “tetti colorati” rappresentati dal presidente Giovanni Scribano: “E’ il primo progetto in Sicilia sull’abitazione e sull’abitare secondo il modello europeo dell’Housing first, ovvero una proposta operativa in cui la casa è la precondizione verso l’autonomia. In poche parole integrazione dopo, sistemazione alloggiativa non precaria, prima” – aggiunge.
Se ne è ampiamente parlato sabato scorso presso il Vescovado durante una conferenza partecipativa che ha visto protagonisti i giovani, quindici soci in tutto, del “Rotary Club” di Ragusa che hanno incontrato i “Tetti Colorati” Onlus.
“Le nostre iniziative – ci racconta Chiara Inguanti (presidente dell’associazione Rotaract Club, nella foto sotto al centro tra Scribano, a sinistra, e Leggio ,a destra) – hanno l’obiettivo di organizzare svariate attività per finanziare alcuni progetti: avere diritto ad una dimora, basarsi sull’idea che la disponibilità di un luogo privato dove vivere aumenti l’autostima e faciliti successo nella vita, anche professionale”.
All’incontro è inoltre intervenuto il direttore diocesano della Caritas Domenico Leggio, che ha ringraziato il “Rotaract Club” per l’appoggio, il contributo e la condivisione di iniziative e progetti importanti come questi.
Purtroppo le persone in difficoltà sono sempre in crescita; è una problematica che deve essere affrontata non come “emergenza freddo”, ma come problema reale presente tutto l’anno.
Qualcosa si può fare, guardiamoci intorno e smettiamola di far finta di non vedere questa gente. Loro ci sono, esistono e vivono il proprio quotidiano fino a chiudersi, a volte, in una lacerante solitudine.
“Quando ascolto giovani pronti volontariamente ad aiutare soggetti disagiati con un entusiasmo così forte al tal punto da coinvolgerti completamente, sento che nell’aria c’è, in qualche angolo incantato, qualcosa di magico”.
Aprire gli occhi ad un nuovo giorno e sentirsi finalmente accettati.
E’ bello non sentirsi soli.