La protesta dei sindaci iblei, legittima per dire no agli eccessivi tagli di Stato e Regione, si è trasformata ina una pantomima. Anche mercoledì i primi cittadini sono scesi in piazza, stavolta a Modica, dopo “essersi esibiti” in altri centri della provincia (gli ultimi due in ordine di tempo sono stati Chiaramonte e Santa Croce) ribadendo, in sostanza, le stesse cose. Una protesta, lo ribadiamo, assolutamente valida nel contenuto, un poco meno nel metodo.
Non si capisce, infatti, quale sia stato il senso di queste iniziative itineranti nei vari comuni iblei per ribadire costantemente gli stessi concetti e per rendersi conto che la gente, i cittadini amministrati, continua a viaggiare ad anni luce di distanza rispetto al sentire della politica. Spesso e volentieri, in quasi tutte le tappe, i sindaci si sono trovati costretti a parlare a un pubblico pressoché inesistente. Anche a Modica, i primi cittadini hanno voluto ribadire che lo Stato non ha ancora erogato un euro del trasferimento della prima tranche del 2015, mentre la Regione Sicilia non è in condizione di garantire il pregresso, né tantomeno le somme spettanti della prima rata.
“Questo mette in grande difficoltà i Comuni – ha chiarito il sindaco Ignazio Abbate – che non possono pagare gli stipendi, garantire i fornitori dei servizi e portare avanti la normale amministrazione. Regione e Stato hanno scaricato sui Comuni il peso della politica e la pressione fiscale a danno dei cittadini. La politica dello scaricabarile non può essere attribuita agli Enti locali. Né i sindaci sono i commissari liquidatori dei loro enti perché sono stati eletti per governare le loro comunità. Nei fatti non possiamo garantire i servizi sociali, le manutenzioni ordinarie e straordinarie, le spese per gli investimenti. A questo vanno aggiunte alcune emergenze come la gestione dei rifiuti quello dell’impiego dei fondi europei 2007/2013 e il potenziamento della mobilità e dei trasporti”.
I sindaci hanno poi formato un corteo che da piazza Monumento, di fronte al municipio, dove si era tenuto il concentramento iniziale, si è spostato all’auditorium Pietro Floridia. Il dibattito è proseguito su questi e altri temi. In particolare, è stata espressa grande preoccupazione per il fatto che, allo stato attuale, la Sicilia è divisa in due, visto che con l’autostrada Palermo-Catania in queste condizioni diventa difficile concretizzare i collegamenti in maniera perlomeno accettabile. Tra l’altro, per il Ragusano, questo avrà un valore negativo ancora più imponente in prossimità dell’avvio della prossima stagione turistica.