Ultim’ora: il Tribunale del riesame ha rigettato il ricorso presentato dall’indagata Veronica Panarello per ottenere la remissione in libertà. Regge dunque pienamente l’impianto accusatorio della Procura di Ragusa, già validato dal giudice delle indagini preliminari di Ragusa che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare. Non c’è dubbio infatti che la Procura prima di giungere a tali conclusioni ha valutato ogni possibile situazione ed indizio, innanzi ad una situazione che fin dall’inizio è parsa gravissima. Di seguito quanto avevamo già anticipato in mattinata.
Esito scontato per Veronica Panarello che con estrema probabilità rimarrà in carcere. Il Tribunale del riesame infatti non è investito della decisione sulla colpevolezza del soggetto pregiudicato, bensì sulla necessità di perdurare nella misura cautelare comminata dal Giudice delle indagini preliminari, ( da qui il nome “ riesame” perché riesamina le prove o gli indizi esaminati dal Gip che ha firmato la misura cautelare).
Orbene viene da chiedersi come potrebbe il Tribunale del riesame, far venire meno in questo contesto una misura cautelare nei confronti di una persona che, aldilà dell’effettivo ruolo avuto in questa tragedia, avrebbe sfacciatamente mentito.
Di fatto l’intera comunità provinciale, forse regionale, continua a porsi degli interrogativi ai quali non riesce a produrre risposte valide. E’ stato l’argomento più gettonato della cena del natale, del 25, del 26 e forse anche di capodanno!
La necessità di comprendere nasce dalla incredulità, fondata sul comune senso del pudore, rispetto alla circostanza che una madre, cosciente e non in manifeste condizioni psicotiche, possa riuscire a compiere l’insano gesto, ad eccezione delle mere ipotesi di follia.
Alcuni si spingono ad osservare che mille indizi non fanno una prova. Ma è pur vero che gli indizi riscontrati sono anche particolarmente conducenti e reggono con facilità il castello accusatorio. Ci sono le telecamere, la macchina messa in garage solo per 40 minuti, le bugie sulle effettive rotte di percorrenza, ed altri elementi, passati sotto silenzio innanzi alla pubblica opinione, ma attentamente sceverati dall’ordinanza del Gip e precedentemente dal lavoro scrupoloso ed attento di Marco Rota, pubblico ministero in forza alla Procura di Ragusa.
La sensazione che si ha dopo un confronto anche minimalista con la tesi accusatrice fa tutt’uno con la richiesta di un perizia psichiatrica all’accusata: delle due una, o la signora è più fuori di una veranda, oppure questa persona ha la forza di un demonio.
Ma occorre comprendere che comunque aldilà di tutte le ipotesi, v’è una grande verità: non esiste un ruolo che possa avere avuto la madre senza compromissione. Conseguentemente resterà in carcere.