Rinviata la seduta del Consiglio Comunale che doveva essere dedicata alle comunicazioni e interrogazioni.
I consiglieri hanno inteso onorare, ulteriormente, la memoria di uno stretto congiunto del Presidente del Consiglio Comunale, il suocero, venuto a mancare dopo breve malattia, dopo un minuto di raccoglimento chiesto dal Consigliere anziano La Porta che presiedeva la seduta a seguito delle dimissioni da consigliere del vicePresidente Licitra.
A seduta conclusa, fra i consiglieri, circolava un ordine del giorno, primo firmatario Maurizio Tumino, cofirmatari i consiglieri Lo Destro, Migliore, Mirabella e Morando, che sarà sottoposto, prossimamente, all’approvazione del Consiglio.
Il documento mira a impegnare l’amministrazione per il ritiro e l’annullamento in autotutela della determinazione dirigenziale (la n. 906 del 23.5.2014, del VI settore) riguardante il progetto per la gestione triennale del servizio idrico comunale, da affidare tramite apposito appalto. Si tende a far predisporre una nuova perizia di progetto che si vuole, secondo i firmatari, conforme ai dettati di legge, rispettosa del Codice degli Appalti, delle norme vigenti in materia di sicurezza del lavoro, rispettosa, soprattutto, della salvaguardia e del mantenimento dei livelli occupazionali attualmente raggiunti, aderente ai principi costituzionali di trasparenza, legalità, imparzialità, responsabilità, buon andamento, efficacia ed efficienza.
Ad una prima lettura, si scatena, nella mente di chi legge, un putiferio di interrogativi su questa grossa questione che viene eccepita all’amministrazione Piccitto: ancora una volta ci troviamo dinanzi ad atti, in questo caso di un dirigente, che vengono contestati in toto dai consiglieri delle opposizioni.
La lista delle cose che non vanno bene, secondo i circostanziati rilievi compiutamente espressi dalle opposizioni, si allunga a dismisura: servizi sociali, refezione scolastica, servizio sociopsico-pedagogico, rifiuti, discarica, canile municipale, Castello, proroghe varie per ogni tipo di servizio.
Lo scontro è fra una amministrazione che intende governare con assoluti criteri di economicità e di efficienza amministrativa, nel contesto di politiche all’avanguardia che nulla devono avere a che fare con i riti e le consuetudini della vecchia politica, mentre le opposizioni non tralasciano di eccepire nulla e contestano ogni mossa, sulla base di precisi riferimenti di legge e normative.
Come nel caso dei fondi della Legge sui Ibla, occorrerà fare chiarezza, una volta per sempre, per uscire dall’equivoco e sapere chiaramente se la città è caduta nelle mani di una classe politica altamente sprovveduta oppure le contestazioni delle opposizioni possono restare nell’ambito di una legittima contestazione di ordine politico, che non può intaccare, però, procedure, comunque, rispettose e osservanti delle leggi.
Per il nuovo progetto di gestione dell’idrico c’è stato un tentativo degli uffici di una razionalizzazione del servizio, in termini di efficienza gestionale e contenimento delle unità lavorative, da applicare mediante il nuovo appalto, da affidare a grosse ditte.
Disegno che può essere destinato ad arenarsi per la ferma presa di posizione che cerca, prima di tutto, di tutelare i livelli occupazionali nell’ambito di una gestione i cui requisiti devono permettere la partecipazione di piccole e medie imprese, possibilmente locali.
Si eccepisce la riunione in un unico lotto, considerato che, da oltre 15 anni, l’affidamento della gestione delle acque pubbliche è stata suddivisa in tre lotti funzionali, come richiesto, peraltro, dal comma 1 bis dell’art 2 del DLgs 163/2006 ed alla circolare attuativa n. 3 del 14.11.2013 che mirano a favorire l’accesso alla gara alle piccole e medie imprese.
Si eccepisce la richiesta di adeguate capacità economico finanziarie da dimostrare attraverso certificazione di fatturato globale di impresa di elevato livello, accompagnato da elevati fatturati degli ultimi tre anni riferiti alla gestione di servizi idrici, altra condizione limitante per le piccole e medie imprese.
Si eccepisce il contenimento, in progetto, delle unità lavorative necessarie che avrebbe, come immediata conseguenza, la soppressione di ben 13 posti di lavoro.
Si contesta, quindi, la politica che, invece di creare nuove opportunità di lavoro, in un periodo di feroce crisi economica, decurta i livelli occupazionali determinando un inevitabile aumento della schiera dei sussidiati comunali, già in gravi difficoltà per i ritardi nei relativi interventi.
Inoltre, fra le righe del progetto contestato, viene scovata anche la possibilità, per il nuovo gestore, di essere legittimato a non utilizzare i lavoratori del precedente appalto o a licenziarli dopo un breve periodo di prova.
Vengono rilevate, infine, le difficoltà di partecipazione delle cooperative sociali, per i motivi prima citati, cosa che lascia sbigottiti i firmatari, alla luce della ultradecennale positiva esperienza, iniziata già con la sindacatura Chessari, che ha permesso di trovare facile collocamento per i soggetti svantaggiati che hanno trovato, quasi sempre, motivo di esistenza e di sussistenza con un inserimento dignitoso nel mondo del lavoro, grazie alla apposita Legge dello Stato, la 381/91, pensata, scritta e approvata da un legislatore attento e di cui si sono servite, negli anni, le amministrazioni comunali sensibili alle questioni dell’occupazione.