La giornata di ieri è stata caratterizzata dalle proteste dei lavoratori della ditta Busso. Ieri, giorno di paga, scoprono che lo stipendio di gennaio non verrà accreditato. Dopo il servizio, l’ultima ora, fanno un sit-in davanti i cancelli dell’azienda, pretendono i loro soldi. La dirigenza gli dice che non ha liquidità, il Comune non ha versato la quota di gennaio e quindi la ditta è impossibilitata a pagare. La Cgil prepara, quindi, per oggi, 11 febbraio, una manifestazione davanti Palazzo dell’Aquila.
Il problema è il Comune e perciò un centinaio di operai della Busso, ieri, intorno alle 17, invadono, “occupando” pacificamente il Comune. Interrompono il Consiglio, lo fanno slittare, chiedono di parlare con l’assessore, con il sindaco, con qualcuno. La situazione deve essere chiarita e non fra qualche giorno, non c’è tempo, va risolta all’istante.
I momenti sono concitati, il nervosismo è palpabile. Le urla, le grida, la fanno da padrone. I lavoratori, hanno ragione, vogliono il loro stipendio e non gli interessa quale è il problema fra la Busso e il Comune, vogliono ciò che gli spetta.
Riunione. Riunione in sala commissioni, da una parte il sindaco, il presidente del Consiglio, l’assessore Martorana ed alcuni consiglieri d’opposizione e della maggioranza, dall’altra parte i lavoratori.
“Non abbiamo ancora versato – dichiara il sindaco – la quota di gennaio perché sono in corso dei controlli. Stiamo verificando se da parte di Busso ci siano state delle irregolarità. Ma a voi ciò non vi riguarda. L’azienda Busso ha firmato un contratto con il Comune dove garantisce tre mensilità, anche quando il Comune non dovesse pagare”.
Benzina sul fuoco. Il discorso è chiaro, non fa una piega, ma i lavoratori di questi giochetti non sanno che farsene. Vogliono i soldi e vogliono i soldi adesso.
Il rischio è concreto. Promettono di smettere di lavorare. Non raccoglieranno l’immondizia finché non verranno pagati e così si palesa il pericolo di vedere, anche a Ragusa, le scene tante volte viste in tv, per esempio a Napoli o a Palermo, di una città sommersa dai rifiuti. Le trattative si arenano. Il Consiglio comunale può ripartire.
Verso le otto e mezza di sera arriva l’assessore Conti, già l’assessore, ma dove era finito? Pare fosse a fare gli scrutini. Giusto, anzi no. Doveva essere lì e parlare lui con i lavoratori, non il sindaco, in fondo è lui l’assessore al ramo. Ma tant’è, finalmente arriva e porta con sé un fogliettino, datato 7 febbraio 2013. Una lettera inviata alla Busso e alle sigle sindacali, dove si legge che il pagamento della quota di gennaio verrà posticipato, ci sono dei conteggi in corso, bisogna accertare se ci siano state delle irregolarità nel servizio della raccolta dei rifiuti, ma in ogni caso entro e non oltre l’11 febbraio, cioè oggi, il Comune verserà il dovuto. Il tutto si sgonfia. Il tutto finisce in una bolla di sapone.
I lavoratori rimangono attoniti. Non capiscono, si sentono presi in giro, si sentono strumentalizzati dai sindacati, dalla Busso, dal sindaco, da tutti. Forse si sono trovati, loro malgrado, stritolati in un gioco più grande di loro? Forse.
“Sono stato tutto il giorno fuori città e mi spiace – dichiara Maurizio Busso – ho seguito la vicenda da lontano, ma a quanto ho capito la protesta dei lavoratori verteva esclusivamente sul fatto che dopo decenni, per la prima volta, ci sono stati dei ritardi nel pagamento degli stipendi”. Ritardo va detto che è ancora all’interno dei limiti contrattuali, che stabiliscono, come termine ultimo, il 15 del mese.