Una folla straripante ha invaso la piazza San Giovanni dalle 19.30 e fino alle 21.00. Giovani, giovanissimi, senza steccati di partito si sono incontrati, si sono salutati, hanno convenuto su tutto. Esistono diversi modi di vedere le cose, ma sulla democrazia che va tutelata e sull’odio razziale, sul fascismo eterno, come lo chiama Umberto Eco, in tutte le sue manifestazioni politiche, sociali, non c’è dubbio che occorre creare una diga culturale. La storia ci racconta una verità che non possiamo disconoscere e ci insegna come evitare alcuni errori del passato. Oggi questo pericolo ritorna attuale e pressante. Sulle ali di un malessere sociale e di una incipiente povertà si presenta, anzi si ripresenta, come soluzioni a tutti i mali: il fascismo eterno connotato da odio raziale, esaltazione della nazione, chiusura all’esterno, decisionismondel singolo, modifica delle regola della democrazia per limitare gli spazi di partecipazione.
Le sardine, sarebbe meglio chiamarle le sentinelle, hanno avuto il compito felice di suonare un allarme, di lanciare una testimonianza che serve a creare questa diga culturale. Anche a Ragusa hanno intonato tutti insieme un canto, anzi il canto della resistenza, messaggio di speranza e di liberazione, Bella ciao. In tutto il mondo questa slang sta riempendo gli spazi di chi vuole far sentire la sua voce per liberarsi dalle oppressioni. Non è certo l’inno di una parte contro un’altra parte. E poi l’inno nazionale che è stato intonato a conclusione della manifestazione, a testimonianza che la patria è una ed indivisibile.
Diverse le partecipazioni politiche di uomini schierati in diversi ambiti ma lì presenti a titolo personale proprio a suffragare l’idea della unità di scopo e della trasversalità.