Ospitiamo un intervento di Paola Schininà, che è candidata al consiglio comunale nelle lista di Ragusa prossima, a sostegno di Peppe Cassì. Architetto e ricercatrice, Paola si è fin da giovanissima dedicata allo sviluppo museale di beni pubblici, come il Castello di Donnafugata. Aldilà del momento elettorale, abbiamo ritenuto una grande ricchezza riproporre questo suo contributo.
Costruire il percorso dell’ecomuseo CARAT non è stato semplice, ma grazie al coinvolgimento della comunità attiva di Ragusa, siamo riusciti a realizzare parte delle attività e dei requisiti richiesti dalla regione Sicilia e che ci consentirebbe il riconoscimento dell’ecomuseo ed il conseguente finanziamento al 50% di tutti i progetti appartenenti all’ambito ecomuseale, ad oggi non ancora ottenuto.
Pertanto vorrei riassumere quanto fatto negli anni che mi hanno vista coordinatrice al fianco di professionisti come Giuseppe Nuccio Iacono e Carmelo Arezzo che mi hanno supportato con la loro conoscenza e preparazione.
Il percorso è iniziato con il primo incontro pubblico di approccio agli ecomusei, seguito da un secondo incontro atto a individuare le macro aree di intervento (i partecipanti hanno indicato le loro preferenze tematiche in modo da poter suddividere per competenze e/o interesse i sessanta aderenti). Contemporaneamente il comitato tecnico ha provveduto alla redazione del sito e alla scelta del nome C.A.R.A.T. quale acronimo di Cultura, Architettura Rurale, Ambiente e Territorio.
Da allora si sono susseguiti incontri settimanali con il comitato tecnico e con i partecipanti costituenti i tavoli di lavoro, associazioni e privati cittadini professionisti e non, volontari per la redazione dei progetti e per la realizzazione degli eventi.
Le attività più significative hanno riguardato:
l’incontro partecipato con il sostegno di Coldiretti e Avis Ragusa, per la sensibilizzazione della comunità nei confronti dell’area della Vallata S. Domenica, con il coinvolgimento nella pulizia e nel racconto storico, archeologico, ambientale e culturale delle emergenze esistenti nel sito;
la redazione del fascicolo di analisi di stato di conservazione delle carcare della vallata S. Domenica corredate da mappe d’inquadramento e carte geologiche, notizie storiche e documentazione fotografica e grafica dei manufatti;
il ripristino del sentiero che attraversa la vallata S. Domenica, l’illuminazione dello stesso e dei ponti;
la partecipazione attiva alla redazione del Piano Strategico per il Turismo, del G.A.L. e del Piano della Mobilità Sostenibile;
gli incontri e confronti con gli enti comunali, provinciali e regionali (Sovrintendenza dei beni architettonici, Ripartimento Foreste, Libero consorzio di Ragusa etc.) e con gli ordini professionali, in particolare geologi e agronomi;
l’identificazione della sede provvisoria dell’ecomuseo e della biblioteca presso P. Melfi di Sant’Antonino (P. Zacco);
la redazione del questionario on line necessario per il coinvolgimento della comunità nel progetto ecomuseo a cui hanno risposto circa 150 cittadini;
la contribuzione da parte della comunità per la realizzazione della biblioteca dell’ecomuseo con donazioni di volumi di autori locali;
l’evento ecotour, passeggiate programmate e visite guidate al territorio grazie alla collaborazione di associazioni escursionistiche (vengono scelti i luoghi già attenzionati dal tavolo di lavoro della sentieristica in modo da poter utilizzare l’evento come occasione di confronto e di analisi dello stato di fatto);
la visita guidata a Cava Celone per “Le vie dei tesori” con l’associazione Kanimannira;
“Bitume Platform” in collaborazione con Pandora e con il patrocinio del Comune di Ragusa, visita guidata all’interno della Fabbrica dismessa Ancione SPA, tour fra arte, archeologia industriale, materia e memoria e con il contributo del dipartimento di geologia, biologia e ambiente dell’università di Catania;
la progettazione di mappe della sentieristica del territorio di Ragusa grazie al supporto delle stesse associazioni, dell’ordine dei geologi e dell’Università di Catania, dipartimento di geologia, biologia e ambiente, per i percorsi che gravitano nel raggio di 10 Km dal centro urbano, analizzando lo stato di abbandono e individuando le proprietà (pubbliche e private) proponendo interventi di manutenzione ordinaria (partecipati), realizzando la segnaletica, pubblicando i risultati dei tracciati sul web gis e su brochure da distribuire alle strutture ricettive;
lavori di realizzazione degli orti urbani in vallata con un programma di attività e servizi da mettere a disposizione dei cittadini comodatari degli orti per accompagnarli nel percorso, rafforzare il senso di condivisione e il concetto di comunità, sensibilizzare gli stessi al rispetto dell’ambiente, del consumo alimentare e consentire loro di riappropriarsi della città, sviluppando così il loro senso di appartenenza al luogo.
Tutto questo, insieme a tanto altro, ha generato un processo di solidarietà e condivisione, ci ha insegnato a fare rete e a capire che i progetti nati dal basso hanno una forte valenza comunitaria e innescano percorsi di crescita culturale, creativi ed inclusivi “perché l’ecomuseo vive a prescindere dalle collezioni, esiste perché lavora partendo dalla centralità di un patrimonio che sono le persone, studiando la loro sensibilità e motivandone i propositi”