Se fossimo a carnevale potremmo dire che ogni scherzo vale, ma siamo solo alla fine dell’anno e il costrutto dell’avvocato Scarso appare come uno strano giochino. I bizantinismi dell’avvocato non posso che lasciarci sbigottiti, foss’anche solo per l’ardita architettura logico-burocratica.
Ma facciamo un passo indietro e proviamo a ricostruire l’intera vicenda sino alle dichiarazioni di oggi, grazie alle quali scopriamo che ciò che è scritto nero su bianco non è ciò che sembra, ma è solo uno stratagemma, una furbizia machiavellica, per stimolare gli amici di Palermo, quei politici “distratti”, che hanno dimenticato la piccola Ragusa. Come sempre perciò, la verità sta altrove ed è impossibile da carpire, da comprendere e da scovare. Sofismi? Giudicate voi, ma solo dopo che avremo provato a ricostruire questa intricata vicenda.
Allora il Commissario decide di emanare una delibera di Giunta, il 27 dicembre scorso, con la quale si sancisce la rescissione dal contratto che lega la Provincia di Ragusa al Consorzio universitario. Perché? Perché non ci sono soldi. I soci del Consorzio sono sempre meno e gli oneri per i superstiti crescono ogni anno, ecco perché dal 2014 la Provincia non potrà più onorare il suo debito, che pare salga ad un milione di euro.
“Bisogna mantenere sani i conti pubblici e garantire il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario a fronte dei fortissimi tagli” operati dalla Regione e dallo Stato, si legge nella delibera n°236. Inoltre, questo stesso documento ricorda come nel luglio scorso sia il dirigente del Servizio finanziario che il Collegio dei Revisori dei Conti hanno evidenziato l’opportunità di recedere dalla partecipazione al Consorzio, per i motivi sopracitati. In fondo “bisogna eliminare sprechi e inefficienze per liberare risorse da utilizzare per interventi di sviluppo”, il Consorzio e quindi l’Università è quasi un peso inutile. Ecco che, forte di questo parere, il commissario Scarso, in qualità di Giunta provinciale, propone al Consiglio provinciale, di scogliere il contratto.
E qui siamo di fronte al primo paradosso. Da ben 19 mesi non esiste nessun Consiglio, l’Ente è commissariato. Il Consiglio, perciò, è rappresentato da Scarso, che tra parentesi, fa le veci pure della Giunta. Insomma uno e trino, questi sono i meravigliosi misteri della burocrazia italica. Tutto lecito.
Perciò, ricapitolando, Scarso, in quanto Giunta, propone a se stesso, questa volta facente le veci del Consiglio, di rescindere dal contratto con il Consorzio perché non ci sono i soldi. Ma è lo stesso Scarso, questa volta in qualità di commissario, che a domanda precisa garantisce che il Consiglio, sempre lui, non avallerà mai la decisione della Giunta. Quindi nessuna pietra tombale sopra l’Università iblea.
Scarso, ci tranquillizza, vuole rasserenare gli animi di tutti quelli che non hanno capito questa sua scelta e dichiara:”la delibera commissariale è un atto di indirizzo, per rendere operativo il recesso dal Consorzio è opportuno procedere ad una deliberazione con i poteri del Consiglio provinciale”. Tutto chiaro, un po’ bipolare, ma chiaro.
Perciò il Commissario Scarso ci spiega la necessità che Scarso, facente le veci del Consiglio, deliberi in via definitiva ciò che Scarso, questa volta rappresentante la Giunta, ha deciso in via preliminare, ma ci garantisce che Scarso non avallerà mai Scarso.
Insomma sembra un po’ il gioco delle tre carte, dove Scarso, la Giunta e il Consiglio, si mescolano, in quanto intercambiabili, ma non per confonderci ma per pungolare gli amici all’ARS: “questa proposta è un atto di indirizzo, non è un atto definitivo, è uno sprone, questa delibera serve da stimolo, dovrebbero essermi grati, in fondo non farò mai la delibera attuativa”.
Fatto sta che la delibera, la sua smentita o meglio la sua esegesi ha creato un gran vespaio, un chiacchiericcio sommesso dal quale si è levata la voce indignata del senatore Mauro che senza mezzi termini ha definito scellerata la mossa del commissario, “Infatti, come può un commissario assumere una decisione così radicale senza prima averla concordata con tutte quelle forze, politiche e non, che in questi anni si sono spese sull’argomento? L’avvocato Scarso ha deciso, da solo o pessimamente consigliato, di condannare alla chiusura il Consorzio universitario. E’ evidente che – insiste Mauro – questa scelta improvvida, poco cauta, per niente concordata, né minimamente utile, ma addirittura dannosa, rappresenta l’esempio principale degli scempi che la gestione commissariale di un ente come la Provincia può causare ad un intero territorio. Se al posto del Commissario si trovasse un Presidente eletto, sono sicuro che questo problema non si sarebbe mai presentato”.
In questa sua dichiarazione il senatore Mauro pone il fianco a quelle voci che spiegherebbero il senso ultimo di questa delibera come una vera e propria regalia, celata sotto l’ombrello della spending review, nei confronti di quei dirigenti ancora in servizio alla Provincia. Insomma l’atto finale di un politico conscio che il suo mandato ormai è giunto a termine, vuoi perché non verrà riconfermato, vuoi perché non ha i titoli per essere riconfermato o più semplicemente perché tra 45 giorni o si andrà a elezioni o le province scompariranno per sempre.