Commedia infinita quella dell’ex cinema Marino, che i notabili più colti amano chiamare Teatro della Concordia, rispolverando il ricordo, ormai centenario, dell’antico e unico teatro della città.
Dopo anni di somme accantonate e di finanziamenti tenuti in caldo, mirabile opera bipartisan che ha visto uniti nello sforzo Chessari e Arezzo, Solarino, Battaglia e Di Pasquale, con il progetto ormai approvato, si doveva rendere cantierabile l’opera. In soldoni l’ultimo sforzo si aggirerebbe sul milione di euro.
Anche le opposizioni di sinistra, nel 2011 e nel 2012 fecero del Marino l’arma per colpire Dipasquale, addossandogli i ritardi, esortandolo a rimediare un’impresa non certo indolore per le casse comunali (l’esproprio fu definito un fallimento da Calabrese, mentre Alessandro Tumino chiedeva a gran voce che si trovasse aiuto, per far presto, nei fondi destinati ai lavori per piazza Libertà).
A un anno esatto dalla presentazione del progetto definitivo, che risale al 25 luglio 2012, nella stessa sala consiliare dove il progettista agrigentino, arch. Baldo, presentava i risultati del lavoro svolto anche con la collaborazione di professionisti ragusani, si sono insediati i grillini che, incuranti delle somme già spese, non intendono dare corso al progetto, ritenendolo eccessivamente oneroso, anche in relazione all’uso effettivo che si potrebbe fare del teatro. Anche se numericamente non indispensabili, trovano dalla loro parte gli alleati, il Presidente del Consiglio Giovanni Iacono e il Movimento Città che nel marzo 2011, in campagna elettorale per la sindacatura, a sostegno di Sergio Guastella, manifestavano davanti al Marino, denunciando i ritardi nell’esecuzione dell’iniziativa intrapresa.
La commedia va avanti perché anche chi ha votato per il nuovo sindaco non approva ora le sue scelte, o quelle della sua amministrazione: così è stato quando si è parlato di spostare un museo da Ragusa al Castello, ora non si condivide la scelta di ridimensionare drasticamente il progetto per ridare vita al Teatro della Concordia.
Si fronteggiano due correnti di pensiero: chi pensa che Ragusa necessita urgentemente di un teatro non è disponibile a scelte diverse, considerato che le somme risultano quasi del tutto accantonate, con un progetto definitivo pronto. Si teme che vengano vanificati anni di impegno, si valuta un azzardo intraprendere altre strade per dotare la città di un teatro che non sia il riadattamento di qualcosa già esistente. Portare avanti il progetto del Concordia significherebbe, per molti, restituire alla città un’anima culturale, rivitalizzando un centro storico che dalla rinata struttura potrebbe ricavare linfa vitale per un rilancio ormai indifferibile.
La raccolta di firme organizzata dalla Rete Civica Pro Teatro della Concordia, di cui fanno parte Rosanna Bocchieri (Osservatorio Regionale Culturale Sicilia, Fondazione Teatro Carlo Terron Regione Sicilia), Francesco Garofalo (Associazione Storia Patria Ragusa), Franco Antoci e Franco Schembari (Associazione San Giovanni), Carmelo Arezzo (Associazione Teatro Club), Luana Roveto e Nuccio Iacono (Associazione Osud), Simone Di Grandi (Youpolis) e una folta schiera di cittadini sensibili alla problematica, consentirà di verificare la consistenza numerica di coloro che non vogliono disperdere quanto fino ad ora costruito.
Sindaco e assessore ai Centri Storici difendono la scelta di rivedere il progetto: un impegno economico troppo oneroso per avere solo un teatro di prosa, irrealizzabile, infatti, la fossa per l’orchestra, inservibile per lirica e opera, insufficiente per cori e compagnie, con una opinabile uscita di sicurezza su una pertinenza privata che dovrebbe svolgere anche la funzione di ingresso per i materiali di scena.
L’assessore è un tecnico, architetto come la collega che si occupa dei Beni Culturali, insieme hanno valutato il progetto, anche con altri progettisti, e si sono trovati concordi nel giudicarlo anche una forzatura, considerato anche che non verrebbe tenuta in conto l’originaria costruzione, bensì l’ultima ricostruzione del secolo scorso.
Piccitto ha dichiarato che la priorità resta quella di offrire alla città degli spazi teatrali alternativi in poco tempo e a costi contenuti, Dimartino, con una spesa limitata, vorrebbe fare del Marino una struttura diversa, un spazio polivalente.
Un finale gradito sarebbe quello di conoscere i costi per un teatro nuovo di zecca.