L’ultima seduta ha mostrato l’indifferibile necessità di procedere ad una profonda revisione del regolamento delle sedute del Consiglio Comunale, cui deve seguire un più efficace inserimento di contenuti nell’ordine del giorno.
Critiche sull’andamento dei lavori sono state espresse anche da componenti della maggioranza, primi fra tutti il consigliere Ialacqua che, nel consueto e puntuale resoconto delle sedute, che inserisce nel suo blog, ha manifestato perplessità sull’atteggiamento delle opposizioni, responsabile, secondo il parere del consigliere del Movimento Città, di una tattica dilatoria mirata a far slittare la discussione sul Registro delle Unioni Civili. Ma quale vantaggio ci poteva essere nel rinviare la discussione, mancando termini perentori entro cui esitarla ? Una discussione che dovrebbe trovare consenzienti ampi strati delle opposizioni, unica via per mettere a nudo eventuali crepe nella maggioranza, un rinvio che ha visto particolarmente sereno il Presidente Iacono, per nulla infastidito dal mancato esame del punto, lui che rimane, dentro l’aula, il più strenuo sostenitore dell’iniziativa, in quanto leader del Movimento promotore.
Una opposizione che, alla luce di quanto detto, non può essere accusata di tattiche dilatorie, considerando anche che degli interventi sono stati protagonisti due cavalli di razza a cui non facile mettere a freno la professionalità politica, anche quando sono costretti a disquisire di argomenti che sarebbe stato meglio affidare a qualche applicato degli uffici.
Se critiche debbono arrivare dalla maggioranza devono essere rivolte all’interno della stessa, incapace, ancora dopo 7 mesi, di proporre la qualsivoglia modifica al regolamento.
Modifiche che, si intenda bene, non debbono e non possono essere rivolte a limitare il libero confronto democratico, che non devono assolutamente essere utilizzate per spegnere le voci dissenzienti, ma che sono chiamate a rendere produttivo ogni momento della vita istituzionale.
Eliminiamo allora la farsesca liturgia delle comunicazioni, limitiamola, eventualmente, a problematiche emergenziali, selezioniamo gli argomenti che vengono presentati, evitiamo che l’aula consiliare diventi palcoscenico per provini di capacità politiche discutibili, come pure si eviti che diventino megafono di iniziative dell’amministrazione di cui, qualche consigliere, inspiegabilmente, ne assume paternità ancorché condivisa.
Al pari delle comunicazioni, anche gli atti di indirizzo vanno rigorosamente contestualizzati, resi attuali e concreti, disinnescati da tentativi di strumentalizzazioni.
Se poi arriva in aula, inopinatamente posizionato prima del punto importante, un regolamento come quello dell’archivio storico, c’è solo da ringraziare per una audience limitata dei lavori del consiglio, perché se la città avesse modo di vedere come si perdono ore a discutere di cose banali, mentre le emergenze restano al palo, con cultura, università, turismo, lavoro, occupazione e sviluppo economico, sociale, di cui nemmeno si parla, ci sarebbe rivoluzione, quella annunciata, premiata ma, purtroppo, ancora invisibile.
Un regolamento per un archivio storico che giace in locali inadeguati, sprovvisti delle più elementari norme di sicurezza e di accessibilità agli atti, addirittura pare inadeguato anche nell’impianto antincendio, mentre, forse, si sarà provveduto alla vaccinazione antinfluenzale.
Un archivio che scopriamo senza archivisti, senza un conservatore, senza figure professionalmente adeguate a quanto è conservato, bene o male non si sa, dal momento che si parla di documenti posati sul pavimento.
E invece di sentire voci scandalizzate per quanto emergeva dagli interventi, invece di fare atti di indirizzo per la tutela dell’enorme patrimonio, i consiglieri si sono dilettati a redigere regole per intimare di non prendere appunti, durante la consultazione di testi dell’archivio, su foglietti posti sui documenti stessi, oppure per regolamentare eventuali necessarie chiusure al pubblico dovute a fattori emergenziali.
Un regolamento che doveva essere predisposto dagli uffici e di cui non si comprende il passaggio in Consiglio, mentre al Consiglio non sono sottoposti idoneità della sede attuale, professionalità del personale e misure di sicurezza, regolamento su cui nessuno ha eccepito riserve per l’esame in aula, regolamento che va compreso in quella doverosa sburocratizzazione pur proposta ma sacrificata sull’altare buona politica fatta solo a parole.