Brutta giornata quella odierna per il ragusano medio: in televisione scene disgustose di bagarre politica, dotte disquisizioni di parlamentari sulle qualità di alcune colleghe nelle performance di sesso orale, la FIAT che cambia patria, sui giornali regionali la guerra contro la finanziaria regionale che è guerra contro Crocetta, con il consueto scenario infernale per migliaia di famiglie siciliane che rimangono senza risorse da un giorno all’altro. Poco male perché l’assessore al turismo ha modificato, di recente i criteri dei bandi per accedere ai contributi dell’assessorato.
Localmente tutto fila per il verso giusto: conquiste di civiltà ci assicurano un avvenire sicuro, al riparo dalle insidie della vita moderna, con un registro che ci permetterà di sancire unioni di fatto, indipendenti dal sesso, per trovare conforto in questi scenari da tregenda. Anche per la refezione scolastica se scrupolosi reparti dei carabinieri sigillano l’azienda dove si preparano e si confezionano i pasti si trova subito una soluzione, ci si sposta di stanza, azienda, personale, affidabilità, sicurezza igienico sanitaria sono gli stessi e i bambini delle scuole materne ed elementari non resteranno digiuni.
Ma gli scenari nazionali e regionali lasciano pur sempre ansiosi, dove trovare allora lenimento allo stress che si accumula ogni giorno? Proviamo al Palazzo della Provincia, luci accese in quello che si appresta a diventare il sacrario della vecchia politica, ormai lugubre contenitore dei fasti politici del passato,
Cosa troviamo ? Notabili locali ed esponenti dell’intellighentia iblea riuniti per la presentazione di un libro ricerca sul Teatro della Concordia: autrice, Rosanna Bocchieri, icona della cultura locale, copresentatore il dottor Alessandro Vero, psicologo, esperto di comunicazione e fine dicitore, che intrattengono il qualificato uditorio sui contenuti del libro ricerca “UNA STORIA, UNA CITTA’: IL TEATRO DELLA CONCORDIA DI RAGUSA”, edizione Sipario con la collaborazione della Fondazione Teatro Carlo Terron, un libro che ci riporta nel passato, dalla nascita del Teatro ad opera delle famiglie nobili e dell’alta borghesia, a metà dell’’800 fino al definitivo ritorno alla proprietà comunale, avvenuta nel 2012, per poi riportarci al presente con la vivace questione sulla opportunità del ripristino, attualmente bloccato dalla nuova amministrazione comunale, nonostante l’avanzato iter di recupero della struttura avviato da ben 17 anni e per cui sono state impegnate, accantonate e ottenute ingenti risorse economiche che rischiano, ora, di andare perdute.
La pubblicazione costituisce fedele riproduzione letteraria di svariate realtà politiche e sociali, dal Risorgimento all’Italia dei primi del Novecento, al Fascismo, alla guerra, alla ricostruzione, attraverso l’anima culturale della città che, in più occasioni fu sede di momenti importanti della storia della città.
Nella prefazione di Manuel Giliberti e nella postfazione di Mario Mattia Giorgetti, direttore della rivista Sipario e Presidente della Fondazione Teatro Carlo Terron, vengono esaminate le necessità del ripristino e del recupero, legate agli innegabili riflessi per la rivitalizzazione del centro storico
Significativa la prefazione: “Salvare o recuperare un vecchio teatro può sembrare oggi una impresa velleitaria se non del tutto inutile. I costi di un restauro, gli interventi necessari ed essenziali al fine del riutilizzo della struttura possono apparire eccessivamente onerosi e indurre a scelte diverse e alternative.
Si può costruire una nuova, magari anche bella e certamente più funzionale struttura in una area della città nuova, o in periferia. Si può rispondere alle esigenze, ammesso che ve ne siano, della città e dei citta- dini che chiedono un nuovo teatro. Eppure il discorso non è così semplice da affrontare e ancor meno semplice può essere una decisone presa in tal senso.
Un teatro dismesso, abbandonato, forse dimenticato, ha sempre in sé una ragion d‘essere e un motivo per tornare a vivere. Nella delicata trama di un tessuto urbano, di un centro storico in questo caso, la casella occupata dall‘immobile che fu, con alterne vicende, il Teatro Concordia conserva infatti un suo essenziale significato.
Oggi, più di ieri, l‘attenzione degli urbanisti nell‘intervenire nei centri urbani a maggior stratificazione (come appunto sono i centri storici della Sicilia e dunque Ragusa stessa) si focalizza sul rapporto di equilibrio tra spazi e funzioni. Solo attraverso questa rispondenza si può perseguire e attuare un progetto di ampio respiro che voglia restituire alla città antica, summa di passato e presente, quello spirito e quella vitalità che nasce solo dalla multifunzionalità integrata tra residenza, servizi e rete del sistema culturale.
Il saggio di Rosanna Bocchieri spiega molto bene, con l’ausilio di documentazione approfondita, quali furono le spinte che presiedettero alla realizzazione del Teatro della Concordia.
Oggi, restituire all’edificio, in atto contenitore vuoto e privo di funzione, la destinazione di contenitore culturale, sia pure arricchito, rispetto alle caratteristiche originarie, da più e maggiori flessibili possibilità (come risulta evidente dalla visione del progetto di recupero), vorrebbe dire ritrovare un senso compiuto all’intero comparto sul quale insiste l’immobile, determinare un flusso d’uso del quartiere di maggior qualificazione e motivazione, equilibrare con l’inserimento di funzioni complementari la vita di una zona della città.
Ecco perché ha senso restaurare il Teatro della Concordia: perché ripercorrere le tracce di chi ci ha preceduto vuol dire anche camminare nel solco della tradizione, apportando però interventi e modifiche nate da esperienze ed esigenze contemporanee. Vivendo cioè lo spazio urbano come organismo vivo, pulsante e in continua trasformazione e adeguamento alle esigenze della contemporaneità”