Consiglio Comunale di Chiaramonte a porte chiuse. Incredibile ma vero, il punto sui “fatti” del 19 dicembre 2013 riguardanti il consigliere Giovanni Vivera (Forza Italia), rinviato per ben due consigli comunali, alla fine è stato discusso senza pubblico. Una decisione quanto meno discutibile considerando il fatto che, durante la seduta del 29 gennaio, il presidente del consiglio Paolo Battaglia aveva sospeso la seduta per cinque minuti proprio per permettere ai capigruppo di decidere se fare o meno la seduta successiva a porte chiuse. Al rientro, i capigruppo e lo stesso Vivera si erano detti disponibili ad una seduta a porte aperte. Le sedute del consiglio, infatti, sono sempre state convocate in seduta ordinaria e la decisione di stasera è stata assolutamente arbitraria e per esclusiva volontà di Vivera stesso. E’ anche vero, e questo bisogna sottolinearlo, nessuno dei consiglieri presenti ha protestato vivamente. Il 29 gennaio, dunque, è avvenuto il primo rinvio. Il 31 gennaio, invece, il punto non è stato inserito all’ordine del giorno per motivi tecnici. Il I famosi “fatti”, dunque, sono stati in ballo per ben due sedute fino ad oggi, giorno in cui nessuno (a parte i consiglieri), ha potuto sentirli dalla viva voce dell’interessato e quindi farsi un’opinione. All’annuncio della trattazione del punto, Vivera chiede alla segretaria comunale, Maria Grazia D’Erba, un parere tecnico sulla questione: la segretaria, risponde: “La seduta può essere fatta sia a porte aperte che a porte chiuse. Sui fatti Vivera ha scritto una lettera aperta, quindi pubblica. Però non conosco i contenuti della discussione”. Il consiglio, infatti, può legittimamente decidere di fare una seduta a porte chiuse: ciò avviene nel caso in cui una discussione coinvolge persone esterne al consiglio, come ad esempio privati cittadini o dipendenti comunali. In questo caso, pare fossero coinvolti dei dipendenti comunali, ma sarebbe bastato evitare di fare i nomi delle persone. Battaglia, infatti, precisa: “Consigliere Vivera, era già stata presa una decisione. Cosa c’è di nuovo oggi?”. Vivera, ribatte: “Di nuovo c’è che io ho letto il regolamento”. Ma il presidente insiste: “Con un minimo di delicatezza, si può fare”. Ma a questo punto interviene Luigi Stamilla (Cambiare per Crescere): “Si confonde il regolamento. Anche con la seduta segreta i fatti poi vengono comunque esplicati. Penso che sia soprattutto una questione di delicatezza, visto che si parla di privati. Il presidente faccia la sua scelta”. Ma il presidente insiste sulla decisione che era stata presa: “La decisione è stata presa la volta scorsa”. Nicastro dichiara: “Paradossalmente, se Vivera pensa di accusare delle persone, bisogna farlo a porte chiuse”. Vivera incalza: “Devo parlare di persone. C’è anche una nota che riguarda la segretaria”. Il presidente insiste: “La volta scorsa la seduta è stata sospesa, abbiamo deciso di farla a porte aperte proprio perché Vivera, anche a porte chiuse, può comunque incorrere nel reato di diffamazione. Facciamola a porte aperte così siamo tutti trattenuti dal fare nomi e accuse”. Alla fine, il presidente si dichiara “disponibile” a qualsiasi soluzione e Vivera decide: “Per me è meglio farlo a porte chiuse”. E così è stato. Il pubblico viene fatto accomodare fuori. La discussione dura circa un’ora e, all’uscita, i consiglieri non possono commentare. Ma quali sono questi “fatti”? Di cosa si è dovuto discutere in maniera segreta tanto da fare una seduta a porte chiuse? Secondo quanto si è potuto apprendere, in realtà, niente che non potesse essere discusso a porte aperte: i fatti riguarderebbero un tentativo del consigliere Vivera di occupazione dell’aula consiliare per “protestare” a favore di alcuni dipendenti precari senza buoni pasto. Tentativo, però, fallito dopo un paio d’ore. Inoltre, pare che il consigliere Vivera abbia trovato delle fotocopie in giro per il palazzo comunale che riguarderebbero una sua presunta incompatibilità con la carica di consigliere. Al di la degli argomenti, non si può fare a meno di notare che l’intero consiglio ha fatto letteralmente marcia indietro su una decisione già presa e, soprattutto, si poteva evitare benissimo di tenere in ballo per due consigli un punto che, alla fine, poteva essere tranquillamente discusso in presenza del pubblico, fermo restando che il rispetto per la privacy dei dipendenti coinvolti è sacrosanto. Che senso ha discutere di un argomento quando nessuno lo ascolta?